La sensazione è che ci sia molta improvvisazione, poca conoscenza della la vita reale,nella norma che entrerà in vigore dal prossimo 18 giugno, e relativa ai fondi per le spese straordinarie nei condomini
La “riforma del condominio” prevede che, dal prossimo 18 giugno, si renda obbligatorio un fondo comune per le spese straordinarie, indicazione che va anche a modificare l’articolo 1135 del Codice civile. In sostanza, come è stato evidenziato da più organi di stampa e comunicazione in questi giorni, i costi delle manutenzioni straordinarie si devono stanziare in anticipo.
Nel bene e nel male viviamo in un paese straordinario. Da un lato abbiamo la Pubblica amministrazione che paga, quando paga, anche dopo due anni dal termine dei lavori. Dall’altro lato abbiamo una norma, riservata ovviamente ai privati, che prevede addirittura di anticipare le somme dovute alle imprese, evidentemente a garanzia del pagamento delle loro prestazioni. Poiché il mercato della manutenzione straordinaria vale almeno 50 miliardi di Euro all’anno, ecco che arriva una bella notizia che potrebbe portare anche al blocco, o comunque a una severa riduzione, di questa attività. Già la gente fa fatica a pagare quando può, se poi i soldi li deve anche anticipare, apriti cielo.
Che le imprese debbano essere pagate per il loro lavoro non è certo un argomento in discussione. Vero è anche che comunque i condomini, una volta approvato l’intervento straordinario ed esaminati i preventivi, si trovano l’importo segnalato nelle spese condominiali. Ma, come ha sostenuto Pietro Membri, presidente dell’Anaci (Associazione nazionale degli amministratori immobiliari): “… è ben difficile pensare che un’assemblea decida di pagare in anticipo decine di migliaia di Euro, quando si fa fatica ad accantonare i soldi per i Tfr dei custodi”.
Questa notizia ricorda un po’ quella che abbiamo pubblicato in questo sito qualche tempo fa, dove si parlava della norma sui pagamenti a 30 giorni, sia per la Pubblica amministrazione che per le imprese in senso lato. Siccome la tutela del credito pare un problema insormontabile, ci si inventano soluzioni altrettanto improponibili. Magari anche moralmente corrette, ma nella realtà inapplicabili. Non viviamo, purtroppo, in un mondo virtuoso, dove ognuno si fa carico delle sue responsabilità e agisce conseguentemente con serietà. A cominciare dallo stato. E chi cerca di comportarsi correttamente, e i casi non mancano, è penalizzato. È evidente che un equilibrio va assolutamente trovato e, insieme alle urgentissime iniziative per favorire la creazione di nuovi posti di lavoro bisognerà anche pensare che questo lavoro va retribuito, e il credito tutelato.
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