Il legno è un materiale di grandissime risorse: resistente alle sollecitazioni e al passare del tempo, esteticamente pregevole e di grande impatto materico e visivo. Gli usi che se ne fanno sono disparati: realizzazione di mobili, arredi in genere, costruzione di solai interpiano e di copertura, costruzione di interi immobili. Ci dedichiamo in questa occasione all’uso più frequente che se ne fa in edilizia. Vedremo dunque come costruire un tetto in legno.
Parliamo innanzitutto della tecnologia con cui si costruisce un solaio di copertura. Ovvero: in che modo un albero diventa un tetto?
Viene fatta una selezione sulle piante da abbattere. Dopodiché vengono lasciate stagionare per opportuna essiccazione dell’essenza, in modo che questa si liberi dell’umidità in eccesso presente al suo interno. Quindi, i tronchi vengono lavorati in segheria al fine di ricavarne:
Le travi sono tali in quanto possiedono una sezione più considerevole, del tipo 20x20, 22x22 o 24x24 centimetri, per fare degli esempi. Ma si possono anche ricavare sezioni più importanti.
Per quel che riguarda, invece, i travicelli, diciamo che essi sono elementi identici alle travi, ma si caratterizzano per misure molto più contenute. Un travicello ha di solito sezione 7x7, 8x8 centimetri.
In merito al tavolato, trattasi di assi con spessore 2 e 3 centimetri. Talvolta sono sottoposte a delle lavorazioni che le rendono maschiettabili. Ovvero, sul lato hanno la predisposizione maschio-femmina per incastrarsi meglio fra loro.
Di fatto, la progettazione classica del legno vuole una struttura organizzata secondo il seguente schema strutturale, immaginandoci di procedere dal basso verso l’alto:
Una piccola parentesi sul fai da te. L’idea di realizzare un’opera del genere in autonomia è allettante e sicuramente gratificante.
Tuttavia, prima che vi cimentiate, il consiglio più onesto che possiamo darvi e di fare le cose con attenzione, senno e cautela.
Preso per assodato che ogni opera necessità dei dovuti permessi, diciamo innanzitutto che non si possono scegliere da soli dimensioni e sezione di travi e travicelli. Per questo è necessario svolgere dei calcoli di dimensionamento.
In secondo luogo, realizzare un tetto significa lavorare in quota. Perciò, sottoporsi sempre a un rischio che solo dei professionisti sanno gestire.
Tutto ciò per suggerirvi che, anche se avete capito come si costruisce una struttura, la pratica è complessa e quindi vi consigliamo di mettervi alla prova su cose semplici e contenute. Per esempio una tettoia, oppure un casotto per gli attrezzi. Nulla di più.
Le principali tipologie di tetto sono:
Il tetto a capanna è formato da due sole falde, ovvero due superfici inclinate disposte a incrociarsi nel mezzo fra loro. Le linee in basso che formano il perimetro del tetto sono le gronde. La linea di intersezione fra le due falde posta in alto è il colmo.
Quindi, l’edificio interessato presenterà lateralmente un profilo piano, dove ci sono le gronde. Frontalmente e tergalmente, presenterà invece due porzioni di muratura triangolare delimitate dalle falde in questione. Questi spicchi si chiamano timpani.
Il tetto a padiglione è formato invece da quattro superfici inclinate che, viste in pianta, si intersecano fra loro formando delle linee diagonali che procedono dai vertici della copertura verso l’interno della stessa.
In tal caso, non esistono più timpani ma solo linee orizzontali sui quattro lati.
Un tetto coibentato classico viene anche definito tetto caldo.
Il pacchetto tecnologico in questione è quello già definito sopra. Per coibentazione si intende la presenza di un materiale in grado di isolare termicamente il solaio così da mitigare la calura estiva e contenere la dispersione del tepore di casa durante l’inverno.
Si tratta di materiali molto performanti e, col tempo, la sensibilità a riguardo di questo argomento è aumentata considerevolmente.
Se fino a pochi anni fa era uso posizionate 4-5 centimetri di isolante, ora è norma progettare pacchetti da 12 o 14 centimetri o più.
Terminiamo il nostro contenuto tecnico spiegando il funzionamento del tetto ventilato.
Si tratta di un’accortezza progettuale che vuole la creazione di un’intercapedine tra il manto di copertura e gli strati sottostanti.
Per fare ciò, vengono posizionati dei listelli perpendicolarmente alla linea di colmo in modo da far circolare aria che entra dal basso (gronda) e sfocia in alto (colmo). In questo modo, si crea uno spazio di 4-5 centimetri che permette un ricircolo d’aria costante. Questo processo consente di smaltire meglio l’accumulo di calore in estate.