Come e dove operano le migliaia di lavoratori edili resi vacanti dalla chiusura di decine di migliaia di imprese?
L’analisi dei dati congiunturali resi pubblici dal Centro Studi dell’Ance aiuta a< comprendere la trasformazione del mercato in atto da qualche anno. La crisi del settore delle costruzioni in senso stretto, relativa quindi all’edificazione di nuove case, sta trasformando anche la struttura e la “destinazione d’uso” degli operatori.
Nel 2014, sono uscite di scena quasi 21.000 imprese di costruzione. Fra queste, quasi 15.000 erano imprese con più di un addetto. Non è andata meglio per le imprese con un solo addetto (-6.000 unità circa rispetto all’anno precedente), ma è indubbio che la congiuntura sfavorevole sia andata a colpire le imprese più strutturate.
Il segnale è chiaro e non è positivo. Sarebbe interessante sapere quanti singoli operatori, fuoriusciti dalle imprese in difficoltà, operano oggi sul mercato in modo più o meno “ufficiale”. L’idea è che la crisi, in senso generale, non solo non ha migliorato il livello qualitativo dell’offerta professionale, ma ha creato un esercito non meglio definito di lavoratori edili che comunque rappresentano una concorrenza vera e propria per tutte le imprese strutturate.