I dati parlano chiaro, le prospettive di mercato non sono mai state così precise e trasparenti. Un settore che in nove anni ha perso 600.000 posti di lavoro ha davvero la necessità di riflettere sul suo futuro
“Lo scorso anno il credito di imposta per le ristrutturazioni e l’ecobonus hanno generato 28,2 miliardi di euro di investimenti, con un incremento del 12,3% sul 2015, e attivato 419 mila posti di lavoro tra diretti e indotto. In dieci anni, tra 2007 al 2016 i lavori di manutenzione straordinaria incentivati con il credito di imposta sono stati pari a 190 miliardi di euro. Tanto che oggi il 79% del valore della produzione del settore edilizia si deve alla riqualificazione del patrimonio esistente”. Questi numeri, per niente sorprendenti, arrivano dal Rapporto: “Una nuova edilizia contro la crisi”, che è stato realizzato dal Cresme con Fondazione Symbola. Cifre e percentuali rappresentano, di fatto, il mercato che c’è. Non può sorprendere perché ne parliamo da anni, perché sappiamo più o meno tutti che negli ultimi 4 anni il mercato del nuovo, già in crisi, ha perso un ulteriore 37% del suo valore. E senza dimenticare che dal 2008 l’edilizia ha perso 600.000 posti di lavoro. Davvero tanti.
E sempre questi numeri dovrebbero seriamente interessare anche il settore della distribuzione edile che continua a bisticciare con il necessario riposizionamento. La salvezza di questo comparto passa attraverso quella che viene definita “la nuova edilizia”, meno attenta al mercato (latitante) delle nuove costruzioni, e più indirizzata alla riqualificazione e rigenerazione urbana, all’antisismica, agli interventi di manutenzione anche strutturale. La manutenzione è un mercato molto ricco, e ormai ha quasi raggiunto l’80% del valore della produzione.