Nonostante la crisi, i consumi energetici sono sensibilmente aumentati. E ciò senza un convincente piano di sviluppo per una riqualificazione energetica coerente e approfondita
Una pubblicità che gira in questi giorni all’interno dei canali televisivi dice più o meno che, “anche se con questo servizio risparmi sulla bolletta energetica, comunque non sprecarla”. Il messaggio, nobile e volto a sensibilizzare i cittadini, probabilmente tiene conto del fatto che anche negli anni della crisi – che è anche crisi energetica, perché l’importazione di energia è un costo che penalizza enormemente il nostro bilancio nazionale – il consumo è cresciuto del 40%.
A questi dati, purtroppo, non fa riscontro una sensibile attenzione verso il tema della riqualificazione energetica. Siamo infatti ancora lontani dal mettere in pratica il suggerimento di Bruxelles, che dice: se l’Italia riqualificasse ogni anno il 3% del patrimonio edilizio, si otterrebbero un risparmio di 6 miliardi di euro in energia, una riduzione delle emissioni di Co2 pari a 16 milioni di tonnellate, e un aumento di 120mila posti di lavoro.
È un fatto che chi ha posato i pannelli solari, o utilizza altre forse di energie alternative, è convinto che lo spreco costi niente, quindi luci accese giorno e notte, temperature interne ben oltre i 20 gradi e finestre aperte. Ciò che manca, in realtà, oltre a una strategia energetica comune, è l’idea, la consapevolezza del valore del “risparmio”, l’idea, la consapevolezza, dell’inutilità e della dannosità dello “spreco” fini a se stessi. Ognuno fa come gli pare, e così sia.
