Un piano per la prevenzione

01/09/16

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L’Ance propone una strategia per la messa in sicurezza degli edifici, pubblici e privati, oltre a quelli che ospitano attività commerciali, dando la precedenza alle zone con maggiore rischio sismico

La necessità di mettere in sicurezza il patrimonio immobiliare nazionale e il territorio è l’oggetto di una recente nota dell’Ance, che suggerisce un “processo efficace” per la prevenzione dei danni, partendo dalle aree maggiormente interessate, già indicate nelle zone a rischio (1 e 2) della classificazione sismica che comprendono oltre 3.000 comuni in Italia.

Per quanto attiene agli immobili pubblici, viene indicata la necessità di una visione unitaria e della relativa concentrazione dei fondi, sul modello di quanto già previsto per le scuole e la riduzione del rischio idrogeologico. Per il patrimonio edilizio privato, l’Ance è già impegnata nell’opera di valutazione dello stock distinto per destinazione d’uso, epoca di costruzione e tipologia della struttura edilizia, al fine di quantificare le dimensione degli interventi per la messa in sicurezza. Per gli edifici che ospitano attività commerciali, anche in questo caso si rende necessario un piano per la messa in sicurezza della durata massima di dieci anni, pena la perdita dell’agibilità dell’edificio.

Naturalmente, questa iniziativa deve essere accompagnata da un preciso ed efficace piano di comunicazione, che prevede anche il concetto di consapevolezza del rischio, da parte dei cittadini. Per esempio, sarebbe utile, in caso di vendita dell’immobile o di locazione dello stesso, fornire una documentazione che attesti il rischio e fornisca informazioni sull’edificio. L’introduzione dell’obbligatorietà della diagnosi dell’edificio è un altro passo fondamentale. In questo caso, andrebbe anche prevista la relativa detrazione fiscale del costo della diagnosi.

Il tema della detrazione d’imposta, già prevista come sappiamo nella misura del 65%, è sempre oggetto di discussione, perché la durata del rimborso (10 anni) è ritenuta troppo lunga per essere stimolante. L’Ance propone quindi una riduzione di questa tempistica. Comunque bisogna passare subito all’azione e prevedere un periodo di tempo adeguato per la messa in sicurezza degli edifici: dieci anni per la zona 1 e venti per la zona 2. Fra le possibili sanzioni, la non cedibilità dell’immobile, e esclusione dalla possibilità di accedere ai contributi pubblici per la ricostruzione in caso di sisma.

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