
Fra i settori che non sentono la crisi i sistemi a secco, le malte premiscelate ad alto contenuto tecnico, i bio sistemi costruttivi e il confort abitativo. Per il resto è notte fonda.
Il momento congiunturale che stiamo tutti vivendo, non solo è alquanto debole, ma presenta anche qualche contraddizione, tanto per vivacizzare la situazione. Al di là delle previsioni del PIL e della crescita zero, il settore delle costruzioni pare abbia un andamento tutto suo.
In generale, le previsioni di quest’anno non sono buone (gennaio ha chiuso con un preoccupante -1%) confermando così il trend negativo del primo periodo dell’anno. Ancora una volta, però, siamo chiamati a confrontarci una “nuova normalità”, dove comunque (secondo uno studio di “Youtrade Academy”), le imprese si mantengono fiduciose per una ripresa anche non travolgente, che migliorerebbe comunque un portafoglio ordini in calo.
Chi va bene sono gli operatori specializzati che non temono cali di lavoro e che anzi si trovano spesso a dover rifiutare nuovi incarichi, mentre le costruzioni e l’ingegneria civile sono ancora in calo. Il nuovo continua a preoccupare, mentre in compenso le compravendite sono in aumento, grazie anche al crollo più o meno accentuato dei prezzi.
Un’altra tegola per la nostra congiuntura di settore è rappresentata dal blocco dei lavori pubblici: sono ferme circa 600 opere, per un controvalore di 39 miliardi. Ma ciò che più preoccupa è che fermo anche il Piano poliennale degli investimenti del valore di 220 miliardi.
