Che il mercato immobiliare italiano sia in crisi non è certo una novità. Ce lo ricordano continuamente i dati Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) che mettono in evidenza una regressione che ci riporta indietro di 25 anni. Il volume degli investimenti cala del 26% nel settore costruzioni fino ad arrivare addirittura al 44% nel caso dell’edilizia abitativa.
Ma se da un lato questa crisi si manifesta soprattutto nelle città, è proprio nelle aree urbane che si intravede la possibilità di rilanciare il settore edilizio. La luce in fondo al tunnel è rappresentata dalle Smart city, iniziative che stanno prendendo piede soprattutto in Asia, ma che coinvolgeranno ben presto anche l’Europa e che prevedono interventi di edilizia intelligente, attraverso la costruzione di nuove abitazioni, la ristrutturazione di vecchi edifici e mega interventi di riqualificazione urbana.
Si tratta senz’altro di un’occasione ghiotta per rilanciare l’economia del settore, creare nuovi posti di lavoro e mettere in pratica quella che è la nuova visione dello sviluppo urbano che poggia su alcuni pilastri imprescindibili: la necessità di ridurre l’impatto ambientale, l’esigenza di realizzare progetti in cui sia centrale la qualità del vivere urbano, lo sfruttamento delle innovazioni tecnologiche al servizio dei cittadini. Le città vanno quindi orientate verso modelli di sviluppo sostenibili e riorganizzate, riqualificando le aree poco funzionali, rigenerando le aree dismesse e investendo sui servizi pubblici fisici e virtuali. Questo comporta la necessità di riqualificare rigorosamente le parti più degradate delle città, con un approccio integrato tra pubblico e privato, dove il ruolo delle imprese sarà duplice: da un lato protagoniste delle attività di costruzione e restauro, dall’altro per gli investimenti e la gestione dei servizi e delle attività nascenti dalle nuove funzioni. I primi risultati dei progetti presentati dai Comuni quantificano in 8 miliardi di euro di interventi previsti in almeno 70 comuni italiani.
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