Le reti d’impresa sono una opportunità efficace per conquistare quote di mercato, eliminare costi e aumentare la gamma dell’offerta.
La gestione dell’economia reale non può esimersi dal considerare le reti d’impresa. Solo il vantaggio competitivo che ne deriva sia a livello di competenze professionali, sia manageriali e organizzative dovrebbe bastare a convincere i più, ma nel settore della distribuzione edile, così come anche in altri più o meno affini, i vantaggi si moltiplicano grazie alle economie di scala.
Un gruppo, parte di queste economie è in grado di conquistarle, basta pensare alla formazione tecnica, alle convenzioni di acquisto, ai servizi in genere. Ma non basta. Ciò che realmente cambia lo status quo è la capacità di “pensare” come gruppo, o come rete, e quindi creare orizzontalmente (fra imprenditori di settore) o verticalmente (con i clienti e con i produttori) situazioni nuove basate sulla stima e il rispetto reciproci, ma soprattutto sulla volontà di acquisire mercato, insieme. Ciò ha sempre rappresentato il limite della distribuzione edile, un limite che coinvolge anche le imprese, meno i produttori. Questo limite ha anche un nome: individualismo.
Tutto ciò per significare che una recente indagine di Confcommercio Lombardia ha fatto emergere che nel solo nel 2015, cinquecento imprese (in senso lato) lombarde hanno stipulato contratti di rete. I settori più virtuosi sono l’agricoltura e quello dei servizi. Le imprese italiane in rete sono oltre 13.000 e, fra i principali vantaggi evidenziati c’è l’aumento della gamma dei prodotti e dei servizi offerti, la riduzione dei costi e la possibilità di accedere a nuovi segmenti di mercato. Se non sbagliamo, si tratta di benefit che non dispiacerebbero anche alle rivendite edili.
