L’obiettivo conclamato dell’Europa è quello di riutilizzare il 70& degli scarti della lavorazioni edili entro il 2010. Un’altra opportunità per la distribuzione edile
Quello del recupero dei materiali edili, risultato di ristrutturazioni e di demolizioni, non è una novità vera e propria. Lo è, eventualmente, l’ipotesi proposta dall’Ance lo scorso 23 febbraio, durante un’audizione al Senato con riferimento al pacchetto di misure in materia di economia circolare da presentare alla Commissione europea.
Il riferimento è alla Direttiva quadro sui rifiuti e sulla loro gestione “sostenibile”. In sostanza, l’utilizzo degli inerti e di altri materiali per evitare inutili sprechi, per limitare i rifiuti che poi andrebbero smaltiti, ma anche per difendere il suolo comune dalle discariche a cielo aperto che ancora in modo eccessivo popolano le nostre strade.
La proposta dell’Ance è articolata e prevede, tanto per riassumere, sconti per le imprese che acquistano materiali riciclati, lo sviluppo di tecniche per la demolizione selettiva, utile per il corretto recupero dei diversi materiali, le semplificazioni amministrative a favore del recupero e utilizzo, direttamente nel cantiere, del materiale da costruzione e demolizione, oltre a semplificazioni per la produzione e commercializzazione di materiali riciclati mediante impianti fissi, alcuni modelli dei quali, aggiungiamo noi, potrebbero anche essere per esempio predisposti nelle rivendite edili per la realizzazione di inerti in diverse granulometrie per i diversi riutilizzi.
C’è infine da ricordare come la Commissione Europea si sia posta, entro il 2020, di recuperare il 70% in peso dei rifiuti da costruzione e demolizione. La pratica in Italia è pressoché ignorata, ma anche in questo caso, alla base manca una adeguata informazione.
