Negli ultimi cinque anni, il settore delle nuove abitazioni ha fatto segnare un deludente -38%. Si punta tutto sulle infrastrutture, la ricostruzione delle aree colpite dai terremoti, e gli ammiccamenti fiscali. E qualcosa si muove
Rilancio degli investimenti infrastrutturali, rafforzamento degli incentivi fiscali, messa in sicurezza sismica ed efficientamento energetico: sono queste le basi su cui edificare, se così vogliamo dire, la piccola crescita per questo 2017, che il Centro Studi dell’Ance stima in un +0,8%. Se qualcuno sta cercando anche le nuove costruzioni, non le trova, perché come ha anche indicato il Cresme, le nuove costruzioni segneranno ancora una volta il passo, con una novità: la flessione dovrebbe indebolirsi e stabilizzarsi su un -1,4%. Un altro dato non entusiasmante ci dice che le nuove costruzioni, solo dal 2013 al 2017, se l’ulteriore flessione sarà confermata, hanno perso il 38% del loro specifico mercato.
Nelle nuove iniziative che il governo a messo a punto – dal superamento del Patto di Stabilità al rilancio degli investimenti territoriali, alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto – rimane ancora ignorata l’edilizia sociale, che avrà comunque qualche chance attraverso il recupero delle abitazioni generalmente degradate che saranno destinate ai fini abitativi. La proroga delle agevolazioni fiscali dovrebbe anche permettere al settore della ristrutturazione di mantenere i suo trend ascensionale. Ma, alla base di tutto, rimane sempre la situazione economico- sociale di un paese che non ha davvero ancora smaltito le scorie della crisi, non ha ancora motivi di rasserenamento dal mercato del lavoro e quindi si muove prudente, proprio come le previsioni per il settore del’edilizia e delle costruzioni.
