Un recente evento web, organizzato dall’Ance, e dedicato alla paralisi dei lavori causata dei velleitari tentativi di semplificare, ha messo in evidenza numeri imbarazzanti sullo stato del settore.
L’analisi è impietosa: “un monstrum normativo di 500 provvedimenti – ha sottolineato il presidente dell’Ance Gabriele Buia – in continuo mutamento, che blocca qualsiasi intervento e frena la crescita del Paese”.
La disciplina delle opere pubbliche è affetta da ipertrofia normativa in materia di appalti: negli ultimi 26 anni sono state redatte 45.520 pagine di norme, oltre 136 chilometri di carta, di cui occorrono 158 giorni per leggerla senza considerare i rimandi. “Un ritmo in continua crescita – ha sottolineato Buia – se pensiamo che, solo nel 2019, si è intervenuti ben 39 volte, e che dimostra come l’esigenza di snellire e semplificare tanto sbandierata da tutti i governi degli ultimi dieci anni non sia mai stata perseguita in modo efficace”. Da ultimo il decreto semplificazioni che si accanisce sulle gare senza fare nulla di concreto per tagliare le procedure a monte.
Probabilmente, come testimoniano le cifre qui sopra riportate, parlarne non serve a niente. Ma insistere è altrettanto determinante. Forse.