Il consumo del suolo, e forse anche i problemi che ne derivano, sono al centro dell’attenzione del governo. Non è certo un incentivo per le nuove costruzioni, ma comunque un segnale di quanto il settore della ristrutturazione e del recupero sarà sempre più determinante nei prossimi anni
C’è il rischio che le “imprese di costruzione” debbano anche cambiare nome. Esageriamo, ma è un fatto che il nuovo disegno di legge sul consumo del suolo prevede che per i prossimi tre anni si potrà costruire solo dove sono già stati ottenuti i permessi prima dell’entrata in vigore del provvedimento.
Come avevamo anticipato qualche giorno fa, i piani del governo per l’edilizia sono completamente incentrati sul recupero delle periferie, sulla ristrutturazione dei centri storici, e così via, con conseguente censimento degli immobili che sono inutilizzati,ma che comunque occupano suolo pubblico. Questo censimento sarà utile per la creazione di una banca dati che sarà utilizzata dagli enti preposti per verificare se le previsioni urbanistiche che comportano consumo di suolo non edificato possano invece essere soddisfatte con gli immobili individuati.
Inoltre, entro nove mesi dall’entrata in vigore della legge sul consumo del suolo, il governo si preoccuperà di attivare i provvedimenti per semplificare l’iter di accesso alla rigenerazione delle aree urbane in generale e delle periferie degradate in particolare.
Insomma, una guerra dichiarata agli abusi edilizi, agli sprechi, e forse anche una strategia per dare un po’ d’ossigeno al territorio che, come testimoniano i tristi e preoccupanti eventi degli ultimi mesi, probabilmente non ce la fa più a sopportarci.
