È sempre emergenza infrastrutturale e anche sociale nel comparto delle costruzioni nel Mezzogiorno. Ma la vera preoccupazione è che il futuro, per usare una metafora, è nebuloso
A proposito del “Ponte sullo Stretto”, e di tutte le fantasiose visioni che ci girano intorno, pare che la situazione del settore delle costruzioni nel Sud Italia abbia altre priorità. Soprattutto, è certo che la crisi non solo ha lasciato strascichi, ma addirittura è ancora ben presente in un territorio realmente complesso da governare.
Niente investimenti in opere pubbliche, ma nemmeno denari per cercare di sistemare quello che c’è e versa in condizioni preoccupanti e anche pericolose. Gli Stati Generali per l’Edilizia nel Mezzogiorno hanno tracciato una realistica prospettiva d’insieme che, a un progressivo, drammatico calo dell’occupazione, affianca una altrettanto costante impossibilità a far piani per il futuro.
Il verbo preferito dalla politica, si sa, è “auspicare”. Viene coniugano in ogni occasione perché, evidentemente, fa bene al morale, è sinonimo di dinamica paralisi, induce a una visione prospettica del nulla e scatena l’applauso silenzioso. Probabilmente, come è emerso dai lavori degli Stati Generali, se i fondi destinati all’emergenza infrastrutturale non fosse utilizzati dalle amministrazioni per pagare la spesa corrente, qualcosa di bello da raccontare ci sarebbe anche. Ma qui si rischia di entrare in meandri oscuri, quindi, seppur con tristezza, vi rimandiamo al titolo.
