
© Insula srl
Negli ultimi dieci anni il quartiere di Testaccio a Roma è diventato un laboratorio di trasformazioni urbane. Dal momento che rappresenta un’area strategica per lo sviluppo urbano, questa zona apre un’importante riflessione sulla cultura e sull’architettura della città, specialmente a causa dell’esistenza di aree e spazi che necessitano di un recupero e di un reintegro nella nuova e complessa realtà urbana post-industriale.
L’ex mattatoio del quartiere è stato costruito tra il 1880 e il 1890, secondo il progetto messo a punto dall’architetto Gioacchino Ersoch; all’epoca rappresentava un’opera architettonica tra le più avanzate nel suo genere. I padiglioni mostrano un semplice sistema di costruzione: volumi piani di forma rettangolare, struttura in tufo e mattoni con aperture regolari, tetti spioventi sostenuti da capriate “Polonceau” in ferro.

© Stefano Cerio
Considerato uno dei migliori esempi di archeologia industriale nella Roma del 19° secolo, negli anni settanta è stato dismesso e ha subito da allora diverse ristrutturazioni per nuovi usi temporanei. Oggi la proprietà dell’area è condivisa dal Comune e dall’Università Roma 3.
Tra il 2001 e il 2013 lo studio Insula ha coordinato l’intervento di riqualificazione dell’intero complesso e anche la trasformazione in campus universitario, realizzando uno studio di fattibilità e lo schema del progetto dell’intera area e dei padiglioni.
Il progetto è stato concepito come un delicato equilibrio tra riprogettazione e conservazione, seguendo diversi approcci: dal restauro e conservazione per l’aumento delle superfici interne, fino alla demolizione dei padiglioni recenti.

© Stefano Cerio
Il primo intervento ha riguardato il Padiglione 6 (servizi igienici e centrale elettrica) e il Padiglione 7: una grande hall coperta (85x15x10 metri) con quattro grandi lucernari in cima. L’obiettivo del progetto era realizzare tre aule laboratorio e un auditorium da 260 posti a sedere. Gli architetti hanno scelto di mettere in risalto il volume industriale e creare spazi separati, isolati acusticamente, attraverso l’inserimento di tre pareti divisorie con struttura in acciaio: diaframma trasversale parzialmente trasparente, lineare e leggero, realizzato scegliendo materiali (acciaio, legno, vetro) e colori essenziali (blu, bianco, grigio).
Il progetto del Padiglione 2B prevedeva il recupero dell’edificio per garantire posizioni flessibili alle classi e ai laboratori, insieme a uno spazio collettivo che facesse da collegamento tra la scuola di architettura e la biblioteca. Come nell’intervento precedente, Insula ha deciso di preservare il volume e di articolare l’ampio spazio interno (840 meri quadri) attraverso delle partizioni mobili, ricalcando l’originale divisione in 7 stalle (demolite nel 1932).
L’intervento di recupero è stato quindi attentamente compiuto conservando ciò che resta del progetto originale di Ersoch: all’interno come all’esterno, dove le facciate e le decorazioni sono state restaurate filologicamente.
Per approfondire: Progetto Facoltà di Architettura nell’ex Mattatoio di Testaccio
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