Un fabbisogno in aumento e un problema che sembra eterno. Un serio programma di edilizia popolare, o di recupero per questa destinazione, sarebbe anche un toccasana per la congiuntura di settore
Il tema dell’edilizia popolare continua a essere fra i più dibattuti, in ogni regione d’Italia. L’offerta di case popolari, generalmente prese in affitto da una fetta di popolazione che purtroppo vive un reale disagio abitativo, è di circa un terzo di quanto servirebbe, anche in considerazione del fatto che il numero di queste famiglie – composte per circa il 65% da cittadini italiani, secondo le studio di Nomisma – è destinato nel tempo ad aumentare, perché la ripresa, soprattutto del mercato del lavoro, è di là da venire.
Un’offerta insufficiente che dovrebbe favorire la progettazione e la realizzazione di alloggi popolari, in grado di contribuire a risolvere un paio di problemini – nuovi alloggi e ripresa del mercato del nuovo – ma anche una compiuta strategia per destinare con un programma specifico la moltitudine di abitazioni non utilizzabili causa degrado potrebbe essere una soluzione più che apprezzabile.
I numeri parlano come sempre chiaro: se oggi 700.000 famiglie vivono in abitazioni popolari, ce ne sono il doppio che ambirebbero a farlo, e questo doppio è rappresentato, per l’88%. Da famiglie italiane. Oltre all’architettura futuribile, alle costruzioni avveniristiche, all’innovazione sistemica di cui è bello e forse anche utile parlare, c’è anche il mondo reale dei problemi spicci che merita un po’ di considerazione, un’attenzione che non può che far bene anche alla congiuntura del nostro mercato.