
In una pioggia di auspici il mondo dell’edilizia si confronta ancora una volta sulle strategie per ripartire. Ma è tutto ancora fermo
Stucchevole quanto basta, il ritornello del blocco dei cantieri e della apparente impossibilità a far ripartire il settore non accenna a svanire, complice una situazione che, negli ani, ha generato vortici di negativa complessità che un semplice decreto non può certamente risolvere.
Intanto però se ne continua a parlare, lo ha fatto qualche giorno fa anche il presidente di Ance Gabriele Buia in un convegno a Bari dal titolo “Sismabonus: rilanciare il mondo delle costruzioni, rigenerare e recuperare le periferie”, u n tema, si diceva una volta, ad ampio raggio. Buia ha aggiunto che “È il momento di essere coraggiosi e mettere in campo misure concrete che possano garantire un futuro al settore e consentire finalmente l’avvio di nuova stagione di rigenerazione e sviluppo per città e territori”. Gli appelli non mancano, ma si registrano numerose assenze da parte di chi dovrebbe intervenire e risolvere.
Però, oggettivamente, non è facile, per il groviglio legislativo – amministrativo che negli ultimi anni ha accumulato spessore. Infatti, il presidente di Ance ha anche sottolineato che “l’obiettivo principale deve essere semplificare la selva burocratica che blocca gli interventi pubblici e privati e rafforzare l’utilizzo degli incentivi fiscali per rottamare edifici vecchi e insicuri e intervenire sulle aree degradate”. L’obiettivo è arrivare in tempo brevi a mettere in sicurezza il 90% del territorio nazione, con ciò che questo comporta, a partire dagli interventi di demolizione e ricostruzione.
