I senatori di diverse forze politiche hanno presentato un documento che proponeva aggiustamenti e ulteriori benefici a sostegno della politica energetica. Qualcosa probabilmente arriverà
Se esiste un limite che impedisce alle detrazioni fiscali di diventare irresistibili, e favorire quindi il loro utilizzo su vasta scala, questo limite è rappresentato dai tempi che occorrono per il recupero della detrazione. Nonostante questo divario temporale, gli incentivi fiscali hanno realmente salvato il settore delle costruzioni attraverso le opere di ristrutturazione, e favorito l’affermazione delle energie alternative.
Oggi esiste anche la possibilità di trasferire i vantaggi fiscali alle imprese e ottenere immediatamente un più o meno equipollente sconto immediato sui lavori. Ma è logico che se un sistema, pur con le note difficoltà, funziona, l’obiettivo non può essere che quello di farlo funzionare meglio.
La richiesta di alcuni parlamentari di partiti diversi al governo di questi giorni mirava appunto a ottenere alcuni miglioramenti. Per esempio, rendere permanente la detrazione del 65% per gli interventi di efficientamento energetico, premiando ulteriormente quelli più virtuosi. Oppure, rimodulare i tempi di recupero dell’incentivo anche per favorire i piccoli interventi, rendere obbligatorio l’attestato di prestazione energetica, e altro ancora.
La risposta del governo è arrivata, e anche con qualche concessione. Per esempio, con ogni probabilità il rinnovo dell’ecobonus, oggi annuale, dal prossimo 2017 avrà valenza triennale, quindi varrà per il periodo 2017-2019. Niente da fare per i tempi di recupero delle detrazioni, perché anche riducendo gli attuali 10 anni a 5, per il governo gli oneri fiscali sarebbero eccessivi, e quindi potrebbe mancare la “certezza della detrazione”.
Ognuno recita il suo ruolo, come è giusto che sia. C’è da dire, guardando i fatti, che gli incentivi fiscali in materia di ristrutturazione, a più livelli e in diversi settori, non mancano. E meno male.
