Gli esempi virtuosi non mancano, ma c’è ancora una infinità di interventi da realizzare. Il 70% del valore della produzione è ristrutturazione, una percentuale che probabilmente aumenterà
Che le nostre abitazioni siano fortemente energivore non è purtroppo una novità, basti pensare che la spesa pro capite italiana per il riscaldamento delle nostre case è superiore del 50% della spesa dei cittadini dell’Unione Europea. Però qualcosa si può fare. L’obiettivo è la riduzione del 25% delle emissioni di anidride carbonica entro 2040 ma, per esempio in Lombardia, le cose non sono messe troppo male.
Anticipando nel 2016 l’applicazione dei requisiti per gli edifici a energia quasi zero, oggi in Lombardia, come recita il Catasto Energetico Regionale, oltre 12.500 edifici sono classificati in classe A o A+, mentre sono 42.000 (il 37% degli edifici nuovi e il 18% delle ristrutturazioni) gli edifici che rispettano i limiti di trasmittanza termica delle pareti esterne, e oltre 33.000 rispettano i limiti di trasmittanza termica dei serramenti.
Se la Lombardia è una regione con parvenza di virtù, anche in tema di eliminazione degli sprechi energetici, occorre sapere che, solo a Milano ci sono oltre 1,5 milioni di abitazioni, un mercato immenso, ma nulla in confronto al resto d’Italia. Gli argomenti, le prospettive, le conclusioni sono sul tavolo. Rendere più efficienti dal punto di vista energetico, ma anche del confort abitativo, le case italiane non è più un optional, ma una preciso impegno verso noi stessi e quindi anche l’Europa. In sostanza, il lavoro non manca, gli incentivi fiscali nemmeno. Basterebbe un po’ di fiducia in più, che nonostante i proclami ancora latita, e il nostro mercato potrebbe finalmente ripartire per davvero.