Le costruzioni assistono da 18 trimestri consecutivi, quasi 5 anni, a una contrazione del numero degli occupati che non ha pari in altri settori economici. E intanto i tempi pèer la realizzazione delle opere diventano sempre più biblici
Secondo l’Istat, da fine 2009 al fine 2014 gli occupati persi sono 500.000, un quarto del totale. Da 1,96 milioni di occupati nel quarto trimestre 2009 si è infatti passati a fine 2014 a 1,45 milioni. Il settore ha vissuto il momento più drammatico nella prima parte del 2013, momento di estrema difficoltà per tutta l’economia italiana (il Pil viaggiava a -0,9%), ma da allora, al contrario dell’industria in senso stretto, dell’agricoltura e dei servizi, non ha mai mostrato alcun segnale di ripresa, seppure temporaneo.
Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso la contrazione è stata di ben il 7% rispetto allo stesso periodo del 2013. Le difficoltà del settore sono del resto dimostrate anche dai più recenti dati di Bankitalia. Le sofferenze bancarie registrate a gennaio ammontano per le costruzioni a 39,1 miliardi contro i 31 miliardi di gennaio 2014 e contro gli “appena” 35 miliardi di tutta la manifattura.
D’altro canto, secondo il 9° Rapporto Camera deputati e Cresme, dal 2001 a oggi dei 285 miliardi di Euro investiti in opere pubbliche, ne sono state portate a termine solo per un valore di 23 miliardi, ovvero l’8% del totale, mentre i costi di realizzazione, dal 2004 al 2014, sono aumentati del 40,3%.
Come minimo, servirebbe una migliore capacità di progettazione, perché l’edilizia doveva essere una priorità della politica, invece i tempi di cantierabilità sono sempre più incerti, a causa della lentezza burocratica, sprechi, corruzione, ritardi, e così via.
(Fonte: ansa.it – Camera dei deputati)
