Secondo Legambiente, il recupero dei materiali di risulta delle demolizioni in Italia raggiunge a fatica il 10%, anche se le varie normative, nazionali ed europee, siano ormai da anni promotrici del riciclo degli inerti.
Fra le principali cause di questa mancanza di virtuosa gestione, la consueta farraginosità delle normative incapaci, ma non solo in questo caso, di essere comprensibili anche da chi non ha studiato giurisprudenza; l’insufficiente predisposizione delle imprese ad attuare la demolizione selettiva e la scarsa separazione dei rifiuti alla fonte.
Una soluzione, proposta dall’Osservatorio Recycle di Legambiente, potrebbe essere il “piano di demolizione”, ovvero una serie di strumenti di gestione integrale del processo di demolizione, che comprenda anche la gestione dei rifiuti, possibilmente il loro riutilizzo. Un’altra idea, che qualche distributore ha già messo in pratica con successo, sarebbe quella di accogliere i detriti in magazzino, separarli ed eventualmente frantumarli per categorie di materiali, e trasformarli così in materiale da riciclare e rivendere. Con un applauso grande così da parte dell’ambiente.
Anche se siamo la patria degli sprechi, è evidente che l’attuale gestione dei rifiuti da demolizioni impedisce una efficace riduzione dell’impatto dei rifiuti stessi sull’ambiente. Inoltre, il mancato riutilizzo, magari in loco, dei materiali di risulta si trasforma in un vero e proprio costo anche economico, oltre che ambientale, perché i detriti vanno trasportati e quindi condotti in discariche, e così via.
