Il degrado periferico delle grandi città è all’attenzione del governo. Una serie di progetti concorreranno per le varie tipologie di riqualificazione, con vantaggi anche per il trend delle nuove costruzioni
Si scriveva qualche giorno fa della tendenza sempre più spiccata verso la riqualificazione delle periferie, come di tutte le situazioni di degrado che non solo rendono più brutte le nostre città, ma creano anche disagio sociale. A questo argomento se ne deve aggiungere un altro, ventilato ormai da diversi anni e mai attuato, ovvero quello della demolizione e ricostruzione, come è facile immaginare un’idea di non semplice fattibilità.
Un emendamento del recente disegno di legge sul consumo del suolo prevede anche una fase progettuale per il riuso di aree ed edifici pubblici che si concretizzerà attraverso la valutazione di una serie di progetti che dovranno tener conto della qualità ambientale, di quella architettonica, dell’eventuale presenza sul territorio di edifici di particolare valore storico ma anche di tradizione rurale, e così via.
Qualora fosse dato il via al progetto “demolizione e ricostruzione”, come si diceva cavallo di battaglia anche di alcune associazioni di produttori, oltre che delle imprese, evidentemente si aprirebbero nuovi settori di intervento – la demolizione controllata in primis, agendo all’interno delle città – ma anche il “nuovo” raggranellerebbe un po’ di ossigeno.
