Cronaca di un disastro annunciato

30/08/16

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Far della retorica è fin troppo facile, ma è evidente che il “sistema” dell’approccio globale al settore delle costruzioni è tragicamente sbagliato, dalla base. Qualche riga per rifletterci su

In questi giorni non si parla d’altro: l’ultimo, devastante terremoto ha lasciato tutti impietriti, e magari dopo le giuste manifestazioni di cordoglio si potrebbe anche stare zitti. Ma noi non siamo così, e dopo la tragedia sismica se ne profila un’altra, di diversa natura e magari anche evitabile: quella della ricerca delle colpe, del dirottamento delle responsabilità, delle scuse e delle attenuanti morali e generiche.

Non possiamo onestamente essere stupiti davanti a queste tragedie: complessivamente, negli ultimi cinquant’anni sono stati spesi 121 miliardi di euro per l’emergenza e la ricostruzione. Parallelamente, negli ultimi dieci anni, gli investimenti per la prevenzione (in sostanza l’antisismica) hanno fatto fatica a raggiungere la somma di 750 milioni di euro. Questi sono dati agghiaccianti, e non tanto per i numeri, ma perché fanno chiaramente capire come il “sistema” sia inadeguato, dalle sue fondamenta.

L’antisismica, in un paese a forte rischio sismico come è il nostro, non dovrebbe essere un optional. Sappiamo che negli ultimi cento anni in Italia ci sono stati 111 terremoti con magnitudo superiore a 5. E ci sono state anche oltre 170.000 vittime. Se ne parla e se ne scrive da anni. Le leggi ci sono, i soldi sono arrivati e chissà dove sono finiti. I controlli no, quelli purtroppo non ci sono quasi mai. Ma la nostra Repubblica, come vediamo fondata sul Volontariato, ha bisogno di qualcuno che faccia applicare le regole, perché da soli non ci arriviamo. E purtroppo ha anche bisogno di rivedere la dinamica delle pene, perché è troppo facile passarla liscia, una volta comprovate le responsabilità.

L’antisismica, lo scrivevo anni fa ma tant’è, sarebbe un ottimo servizio da offrire ai “professionisti” delle costruzioni. Ci sono i calcoli, ci sono i prodotti, c’è tutto ciò che serve per aiutare a migliorare, anche in questo settore specifico, la qualità del costruire. E in questo momento non sto pensando al business, ma alla parte che ognuno di noi può fare, nelle rispettive competenze, per rendere il nostro paese un paese migliore.

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