Anche gli auguri dell’Osservatorio Nazionale dell’Ance sono farciti di positività e di buone prospettive. Ci stiamo riprendendo, i segnali sono tangibili. Ma l’augurio più bello riguarda la possibilità di iniziare a lavorare in un mercato finalmente reale
Come dice un salace proverbio: chi si accontenta gode. Potrebbe essere questo un titolo per indicare i dati emersi dall’Osservatorio Nazionale dell’Ance, presentato ieri a Roma. In sostanza, prendiamo atto soprattutto, ed è l’ultima, ulteriore conferma, che il trend di mercato nel settore delle costruzioni quest’anno dovrebbe aver terminato la sua parabola negativa e il 2016 potrebbe realmente riportarci fra i vivi. I condizionali abbondano, come sempre quando si parla di previsioni, ma c’è da dire che esistono argomenti più che concreti per sbilanciarci in ipotesi suggestive.
Nella notizia di ieri 22 dicembre, abbiamo ricordato un po’ di questi argomenti, oggi aggiungiamo anche che se realmente si dovesse allentare il patto di stabilità per le opere pubbliche, gli investimenti in costruzioni potrebbe schizzare verso l’alto con percentuali che oggi non riusciamo nemmeno a immaginare. Un altro indicatore arriva dal mercato immobiliare che continua a mantenere ottime percentuali di crescita (+5,3% nel 2015) e che le previsioni dicono ancora più che frizzante nel 2016.
Le premesse ci sono quindi tutte per festeggiare (magari senza particolari eccessi) le imminenti festività. Anche il Prodotto Interno Lordo, dopo circa quattro anni di paura, nel 2015 ha cominciato a crescere. Se chiuderemo con un +0,8% o con un +0,9%, al lato pratico vale il discorso fatto per gli investimenti in costruzioni. Un tempo, un segnale positivo riusciva a creare un ambiente sociale altrettanto positivo, una sorta di contagio che realmente portava ottimismo e voglia di fare. Oggi il tessuto sociale è profondamente cambiato, di crisi non parliamo più ma la spia è sempre accesa, e ciò ci permette di credere che se ci sarà una ripresa, come tutti ci auguriamo, sarà una ripresa vera, anche lieve ma vera. Perché oggi, più che di PIL, più che di andamenti congiunturali, vogliamo sentir parlare di verità.
