Soddisfazione per l’Ance, e anche per tutti gli altri, per il Decreto legge recentemente approvato dal governo. Ma il nodo è sempre quello dei finanziamenti pubblici e privati
“Una boccata d’ossigeno per l’edilizia”. Così il presidente di Ance (Associazione nazionale costruttori edili) ha salutato l’approvazione del Decreto Legge che riguarda le misure a favore dei mutui e la revisione sull’Imu con l’eliminazione di quella sull’invenduto approvate governo. Per Buzzetti – come emerge dal sito Internet di Ance – queste misure sono “uno strumento fondamentale per far ripartire l’edilizia e per ridare alle famiglie la possibilità concreta di acquistare casa, oltre che un indicatore di una nuova politica economica che vede l’edilizia come motore della crescita”.
Il sito dell’Ance sottolinea anche che i pagamenti della Pubblica amministrazione, gli incentivi energetici a favore di ristrutturazioni, l’anticipazione negli appalti pubblici e adesso i mutui e l’Imu sull’invenduto sono tutti i tasselli di un puzzle che si sta ricomponendo il cui disegno finale è la crescita e il recupero di competitività.
“La soppressione dell’Imu sull’invenduto, in particolare, mette fine – continua Buzzetti – a una stortura fiscale che grava solo sul comparto delle imprese di costruzioni. A questo punto non bisogna fermarsi ma continuare lo sforzo intrapreso e dare avvio a un piano di investimenti infrastrutturali come hanno fatto Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna e altre economie mondiali. Il Paese ha bisogno di opere per la manutenzione del territorio, delle scuole e degli edifici pubblici – conclude il Presidente dell’Associazione costruttori – un tassello fondamentale per l’economia e la sicurezza dei cittadini”.
Ora la speranza è che cambi radicalmente anche la tendenza relativamente all’andamento dei finanziamenti alle imprese per gli investimenti in edilizia abitativa e per il non residenziale, oltre a quello dei mutui alle famiglie per l’acquisto dell’abitazione.
Sempre secondo l’Ance, i dati di Banca d’Italia fotografano una situazione estremamente difficile: nel primo trimestre di quest’anno, nei finanziamenti per gli investimenti si è registrato un ulteriore calo del 38% nel settore abitativo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre nel non residenziale la riduzione è stata del 28%.
Questo calo si somma al crollo registrato nel periodo 2007-2012: -46,2% per i finanziamenti per gli investimenti nel comparto abitativo e -62,8% nel settore non residenziale.
Per avere un’idea di cosa vuole dire questa restrizione, basta confrontare i flussi di nuovi finanziamenti prima e dopo la crisi dei subprime: nel 2007 si erogavano per gli investimenti nell’edilizia abitativa 31 miliardi mentre il non residenziale poteva contare su oltre 21 miliardi. Nel 2012, invece, sono stati sottoscritti finanziamenti a medio lungo termine per 16 miliardi nel settore abitativo e per circa 8 nel non residenziale.
Per quanto riguarda i mutui alle famiglie per l’acquisto dell’abitazione, nei primi tre mesi del 2013 il calo è stato del 23% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e del 63,5% rispetto al 2011.
Nei periodo 2007-2012 il calo è stato del 60%: prima della crisi le famiglie potevano contare su oltre 63 miliardi all’anno messi a disposizione dalle banche per nuovi mutui; lo scorso anno, la disponibilità non è andata oltre i 25 miliardi di euro.
I tassi d’interesse rimangono elevati, nonostante il rischio contenuto delle famiglie e la riduzione dello spread tra Btp e Bund.
