Verrà presentato il 29 novembre 2019, nel Palazzo della Cultura e dei Congressi della città felsinea la nuova Congiunturale del Centro Ricerche. Una breve presentazione dei principali contenuti del Rapporto
Il Rapporto descrive un quadro di mercato in ripresa, in cui tutti i motori delle costruzioni sembrano essere ripartiti, pur con tassi contenuti e profonde polarizzazioni e differenze territoriali e tipologiche; allo stesso tempo si affrontano i nodi di un profondo cambiamento con cui tutti gli attori dell’offerta devono confrontarsi. E tra i segnali di ripresa, come previsto, sono da mettere sul piatto le opere pubbliche che in termini di importi dei lavori messi in gara sono tornate nel 2018 e nel 2019 ai livelli dei primi anni 2000.
Ma se è vero che il settore delle costruzioni sta lentamente uscendo dalla più grande crisi della sua storia, non possiamo non notare che il mercato si è ridimensionato, è profondamente trasformato e appare in crisi di immagine; le costruzioni hanno pagato la perdita di ruolo nelle riflessioni che guardano ai processi di sviluppo. Speculazione e consumo di suolo, corruzione e ‘bruttezza’, ‘rendita’ e immobilizzazione delle risorse, errori, ritardi, varianti, hanno disegnato uno scenario negativo che corre il rischio di non far comprendere la sfida strategica che “l’ambiente costruito” è chiamato a giocare nella storica fase ambientale e socio-economica che stiamo vivendo.
Passiamo il nostro tempo in edifici e infrastrutture che sono il prodotto, storicamente stratificato, del settore delle costruzioni. Un modello di sviluppo sostenibile e resiliente non può prescindere da una nuova consapevole strategia di investimento che interessi la qualità dell’ambiente costruito: i luoghi in cui abitiamo sono una parte fondamentale della qualità della nostra vita e uno dei fattori determinanti la soluzione ai problemi ambientali.
Certo serve un “nuovo” settore delle costruzioni.
E di questo si occupa ormai da qualche anno il CRESME nel suo Rapporto. Ma nel quadro della crisi che ha visto morire 100.000 imprese, uscire dal lavoro 600.000 persone impiegate nell’attività diretta e 200.000 in quella dello stretto indotto, e nell’attuale fase di ripresa che mostra dinamiche tipologiche e territoriali contrastanti, va detto che emerge nel contesto politico-economico la sottovalutazione di quale è il ruolo dell’ambiente costruito nella crescita economica, nei processi competitivi, nella ricchezza e nella qualità della vita delle persone. Questa sottovalutazione è stata, ed è particolarmente evidente nel nostro Paese, ma è anche una sottovalutazione di carattere scientifico.