
Il mercato del lavoro, ma anche il clima di fiducia generale non portano a stime positive sul futuro. La posizione dell’Associazione degli industriali
Dopo Confcommercio, anche Confindustria dice la sua sulle previsioni di crescita per questo 2019, mettendo a sua volta il dito nella piaga. Il suo Centro vede una “Italia ferma” e azzera le previsioni per il Pil 2019, che dal generoso +0,9% risalente alle stime di ottobre 2018, si posiziona a “zero”: zero crescita, zero sviluppo, e alla fine zero ottimismo.
Ovviamente, questi sentiment hanno radici nei dati e nelle considerazioni che l’Associazione degli industriali ha ben chiarito: una manovra di bilancio poco orientata alla crescita, l’aumento del premio di rischio che gli investitori chiedono sui titoli pubblici italiani, il progressivo crollo della fiducia delle imprese, e così via.. Inoltre, gli investimenti privati sono per la prima volta in calo (-2,5%, escluse le costruzioni che, come sappiamo in calo lo sono da una decina d’anni)) dopo 4 anni di risalita.
Ma ciò che sempre maggiormente preoccupa sono i segnali che possono indurre a un cambio di tendenza, segnali che nel nostro caso non si intravedono. Preoccupa, tra le altre cose, l’andamento del mercato del lavoro, anche perché, e non ci voleva il Mago Silvan per scoprirlo, la mobilità anticipata non porta automaticamente all’assunzione di altrettanti giovani, anzi. Ciò nonostante, nei primi sei mesi del 2018 l’occupazione era cresciuta di 198.000 unità, mentre, nel secondo trimestre, è calata di 84.000 unità. La previsione per quest’anno l’occupazione è stimata in un misero +0,1%, +0,4% nel 2020.
