A un definito fabbisogno di risorse per mettere mano alle priorità delle nostre infrastrutture, agli stanziamenti mille volte annunciati, non corrisponde una spesa degna di questo nome
Si parla continuamente di investimenti, di cifre folli stanziate e mai spese, della necessità di mettere mano ai “patrimoni” abitativi e infrastrutturali di un paese, il nostro, che potrebbe essere (il condizionale è d’obbligo) un buco nero di opportunità infinite.
Non sono frasi a caso, e la conferma arriva dal “Rapporto sulle infrastrutture strategiche e prioritarie – programmazione e realizzazione” presentato dal Centro Studi della Camera in collaborazione con il Cresme: per realizzare le infrastrutture strategiche servirebbero 317 miliardi, per quelle prioritarie ne basterebbero poco più di 166 (miliardi).
Parliamo di ferrovie, strade, metropolitane, aeroporti, con tutto ciò che consegue e con i benefici effetti collaterali un po’ per tutti, ovviamente in misure diverse. Fa sorridere, ma non c’è niente da sorridere, il fatto che, secondo il rapporto, sarebbero disponibili circa 190 miliardi: 130 per le opere prioritarie e 60 per quelle meno urgenti. Chissà dove sono finiti tutti questi soldi, chissà se sono mai esistiti davvero. Crescono i bandi di gara e i servizi di progettazione, tutto sembra pronto per riempire quel buco nero. Ma il mercato, di fatto, è fermo. Da anni.