Un’impresa spende molto, l’operaio in proporzione prende poco. Una maggiore equità aiuterebbe a regolarizzare una materia sempre ostica e, all’apparenza, irrisolvibile
Fra il milione e mezzo di problemi che aggredisco il settore dell’edilizia e delle costruzioni – ma qualcuno dirà che succede un po’ ovunque – c’è quello del costo del lavoro.
L’industria delle costruzioni è sicuramente fra le più penalizzate perché, per esempio, un’impresa edile che vuole fare le cose come si deve spende complessivamente 4.300 euro al mese per un operaio specializzato, che porta a una retribuzione netta di 1.700 euro. Anche senza essere dei luminari della matematica, pare che la sproporzione sia più che evidente.
Come sempre accade, con un simile peso contributivo non stupisce (ma ovviamente non giustifica) che il lavoro nero, o comunque una forma inferiore di tutela per i lavoratori dell’edilizia, purtroppo soprattutto anche in tema di sicurezza, diventi un’alternativa più che praticata.
Lo squilibrio fra lavoro “in regola” e “non in regola” determina gran parte delle iniquità del nostro settore, ed è questa iniquità il reale problema che va risolto.