I dati Istat parlano di una situazione immobiliare che è destinata a condizionare pesantemente le politiche abitative dei prossimi anni
Il tema del consumo del suolo, che per qualcuno è una vera e propria querelle, è fra i più significativi “impegni” del nuovo esecutivo. Si tratta di una eredità (se ne parla almeno da due o tre anni) che hanno deciso di mantenere e sostenere. Se da un lato la cosa non facilita lo sviluppo del nuovo, dall’altra la ristrutturazione gongola, perché un piano di recupero degno di questo nome porterebbe, probabilmente per molti anni, rinnovato ossigeno alla congiuntura di settore.
Per capirci un po’ di più, è necessario ricordare che negli ultimi cinquant’anni circa il consumo del suolo è stato eccezionalmente elevato, rispetto alle reali necessità. E no n è nemmeno il caso di andare troppo indietro nel tempo per ricordare la bolla immobiliare che ha contribuito a generare la crisi.
Rimane il fatto che, secondo i dati Istat, in Italia sono presenti 7 milioni di abitazioni disabitate, circa 700.000 capannoni dismessi, 500.000 negozi chiusi definitivamente e 55.000 immobili confiscati alle mafie.
Secondo Scenari Immobiliari, gli edifici di nuova costruzione invenduti sono circa 90.500. E così via.
Non è quindi difficile immaginare dove continuerà a orientarsi la congiuntura di settore nei prossimi anni, Probabilmente decenni.