
Si può provare a fermare il tempo, magari a rivisitare un luminoso passato, ma poi la realtà si ripresenta smargiassa. C’è da riflettere, anche quando si fanno i titoli
Guardando con simpatia e rispetto al titolo del prossimo Convegno di Federcomated (Milano, Corso Venezia, 3 dicembre 2016), che dice: “la distribuzione edile al centro della filiera delle costruzioni” – una definizione che è un po’ un marchio di fabbrica dell’Associazione – oltre a ravvivare un po’ l’ottimismo in questi anni ahimè perduto, mi suggerisce anche la possibilità, puramente ideale, di fermare il tempo. Perché oggi non solo la distribuzione edile non è più al centro della filiera delle costruzioni (se mai c’è stata), ma in più arranca alla ricerca di uno spazio, di un motivo, di una ragion d’essere. Se fermo il tempo, e magari riesco anche a rivisitare un po’ il passato, vedo un mercato della distribuzione edile alquanto dinamico, sorretto da un mercato dell’edilizia altrettanto frizzante: andava bene per tutti ed era anche facile sentirsi al centro della filiera delle costruzioni.
A volte, la presa di coscienza della realtà parte anche dai titoli, e non tanto per essere negativi o portatori sani di sfiga, ma per essere credibili e, quindi, seguiti dal popolo della distribuzione con cordiale interesse, magari con qualche aspettativa. Fermo restando che bene fa la Federazione a muovere la leva dell’ottimismo e tentare di proporre elementi di discussione che ci auguriamo utili, rimane il confronto con una realtà piuttosto crudele che vede questo mercato che da qualche anno è sempre in flessione e che fa fatica a restare a galla. Tra l’altro, non sarebbe neanche il male peggiore, perché la congiuntura sale e scende. Il peggio è non rendersi conto che il tempo passa e la distribuzione edile, nella maggior parte dei casi, è sempre uguale a se stessa.
