Gli immobili di prestigio non solo mantengono il loro valore anche negli anni della crisi, ma riescono anche ad aumentarlo. E la loro ricerca non conosce flessioni
Un po’ tutto il mercato immobiliare, dopo gli horrendum annis di qualche tempo fa, sta riprendendo lentamente il suo vigore. Un po’ il calo dei prezzi delle abitazioni, un po’ una migliore disponibilità delle banche a concedere i mutui – che quindi sono discretamente aumentati, perché le richieste non mancano – hanno favorito e stanno favorendo un abbastanza convinto rinascimento di questo importante comparto della nostra economia.
Ciò che invece non si è mai smarrito è l’interesse per le abitazioni di prestigio, soprattutto nelle grandi città. Un mercato “ridotto” per forza di cose, che deve accontentare un target di interlocutori anch’essi in aumento, quello dei nouveaux riches, ma anche di chi, buon per lui, benestante lo è sempre stato. Quindi, mentre le comuni abitazioni hanno perso negli anni importanti percentuali del loro valore, soprattutto nelle periferie delle grandi città, così come nei centri minori, la flessione degli immobili di prestigio non è arrivata all’1%.
E questo un mercato molto interessante per quel che attiene alla ristrutturzione, perché si tratta quasi sempre di interventi di qualità, dove la scelta dei materiali è sostanziale, così come la l’abilità realizzativa. E poiché queste dimore hanno sempre i loro annetti, una accurata progettazione è un elemento imprecindibile. Insomma, non è roba per la GDO, ma per una distribuzione tecnicamente preparata certamente sì.
