La solita questione sempre aperta dei mancati pagamenti alle imprese continua a colpire fortemente il settore delle costruzioni anche nel 2015
Secondo l’indagine realizzata dall’Ance presso le imprese associate, nel primo semestre 2015, il 78% delle imprese registra ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione. Nei lavori pubblici, continua la tendenza al lento miglioramento dei tempi di pagamento alle imprese registratasi a partire dal primo semestre 2013, periodo in cui sono state approvate le prime misure nazionali relative allo smaltimento dei debiti pregressi, contemporaneamente all’entrata in vigore della nuova direttiva europea sui ritardi di pagamento. Ma nonostante questi miglioramenti, le tempistiche rimangono elevate rispetto agli standard europei: in media, le imprese che realizzano lavori pubblici continuano a essere pagate dopo 177 giorni (circa 6 mesi) contro i 60 giorni previsti dalla normativa comunitaria. Il volume dei ritardi, inoltre, rimane consistente: l’Ance stima in circa 8 miliardi di euro l’importo dei ritardi di pagamento alle imprese che realizzano lavori pubblici.
In questo contesto, la direttiva europea in materia di ritardo di pagamento rimane in larga misura disattesa nel settore dei lavori pubblici in Italia. Il suo mancato rispetto non riguarda soltanto i tempi di pagamento ma anche le numerose prassi gravemente inique messe in atto dalle Pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese. Per non risultare inadempienti nei pagamenti, infatti, molte amministrazioni tendono a forzare l’invio tardivo delle fatture per spostare artificiosamente la data di scadenza delle stesse. Rispetto agli ultimi due anni, nel primo semestre 2015, aumenta significativamente la richiesta alle imprese di ritardare l’emissione degli Stati di Avanzamento Lavori (S.A.L.) o l’invio delle fatture: il 54% delle imprese denuncia questa prassi.
I mancati pagamenti della P.A. e gli eventuali indennizzi in caso di ritardo hanno provocato importanti effetti negativi sull’occupazione e sugli investimenti nel settore e, più in generale, sul funzionamento dell’economia: quasi la metà delle imprese ha ridotto gli investimenti e un terzo delle imprese ha dovuto ridurre il numero dei dipendenti.
(Fonte: infobuild.it)
