Il panorama congiunturale rimane difficile da decifrare, forse fra qualche settimana ne sapremo di più. I segnali sono tanti e alcuni contraddittori, ma qualche certezza ce l’abbiamo
Se volgiamo lo sguardo alle varie statistiche congiunturali che in questi giorni alimentano l’informazione di settore, solo con difficoltà riusciamo a farci un’idea generale di come vadano realmente le cose. Più di un interlocutore, e quasi ogni giorno, mi domanda qualche informazione e il più delle volte la risposta è un prudente e mi rendo conto anche deludente “non so”.
Prendiamo il mercato del fotovoltaico che negli ultimi anno ha fatto registrare incrementi da capogiro. Se paragoniamo i primi quattro mesi del 2014 con gli attuali, si nota una diminuzione di circa il 50%, senza dimenticare che il 2014 stesso aveva chiuso con un calo di oltre il 70% rispetto al 2013. Significa che il settore è in crisi? Non credo, anche perché il campo delle energie alternative è ancora per la maggior parte da arare. Ma la flessione, così dura, un po’ deve far riflettere. Significa, probabilmente, che le impennate degli anni passati avevano raccolto una spinta emozionale e convinta di una parte dei consumatori che erano evidentemente bendisposti, anche mentalmente, verso questo tipo di soluzioni. Oggi, sempre probabilmente, la spinta si è un po’ sopita e per vendere pannelli si deve faticare.
L’Istat ha recentissimamente comunicato l’indice di produzione nelle costruzione riferito al mese di Aprile 2015. Rispetto al mese precedente si è verificata una diminuzione dello 0,3%. Nella media del trimestre febbraio-aprile 2015 l’indice è diminuito dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti. Nella media dei primi quattro mesi dell’anno l’indice è diminuito del 2,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Però, sempre ad aprile 2015, l’indice grezzo ha segnato un aumento tendenziale dello 0,1% rispetto allo stesso mese del 2014. Nella media dei primi quattro mesi dell’anno l’indice è sceso dell’1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Qui se non hai studiato statistica sei nei guai, e io non ho studiato statistica. Ciò che è evidente è che le variazioni sono comunque minime. Per come abbiamo trascorso gli ultimi 7/8 anni è una buona notizia; per come speravamo andassero le cose mica tanto. Come ho cercato di chiarire ad alcuni di voi, per avere dei dati più o meno certi il mercato andrebbe analizzato nella sua globalità, ma fare ciò nel nostro mondo è sostanzialmente impossibile.
Come ho già avuto occasione di segnalare in precedenti notizie, le buone nuove arrivano dal mercato immobiliare, così come dall’aumento della richiesta di mutui e, soprattutto, dall’aumento delle concessioni degli stessi. Questo è il famoso “mercato che c’è”, quello che ci interessa più da vicino. Migliora anche la qualità del credito, e migliorano anche le percentuali del credito al consumo. Evidentemente, la gente ha un po’ più di fiducia nel futuro. Dobbiamo essere bravi a intercettare questa domanda e strutturarci per offrire servizi anche finanziari, oltre che tecnici.
Gli strumenti ci sono. Buon lavoro.
