Mal costume, niente gaudio. I ritardi ci sono ancora anche se esistono amministrazioni davvero virtuose. Speriamo vengano presto imitate
Come qualcuno di voi certamente ricorderà, qualche tempo fa la Pubblica amministrazione avrebbe dovuto diventare finalmente virtuosa nel pagamento delle fatture ai fornitori, ovvero a 30 e a 60 giorni data fattura, e sappiamo bene quanto l’edilizia e i servizi collegati siano fra i maggiori beneficiari. Il CGIA di Mestre, tramite il suo Ufficio Studi, ha realizzato una ricerca che evidenzia come ancora la bella promessa non sia andata a regime in tutte le varie amministrazioni, anche se ci sono casi davvero ipervirtuosi.
Per esempio, fra i comuni italiani, Catanzaro è il comune che paga peggio, con i suoi 144 giorni di ritardo, Perugia segue con 90, Roma con 83 e Venezia con 65 giorni di ritardo. L’esempio positivo arriva da Trento, che salda i suoi fornitori addirittura con 23 giorni di anticipo, rispetto alla scadenza.
Per quanto riguarda i ministeri, le notizie sono altrettanto imbarazzanti, ma si poteva anche immaginare peggio. Per esempio, e vien da sorridere, il ministero dell’Economia e delle Finanze è il peggior pagatore, con un ritardo di 82 giorni. Lo Sviluppo Economico segue, ma a distanza, con quasi 38 giorni, e la presidenza del Consiglio dei ministri a ruota con quasi 30 giorni di attesa. Fra i virtuosi, il ministero delle Infrastrutture che paga con circa 23 giorni di anticipo, rispetto alla scadenza. Probabilmente, il ragioniere è di Trento.
E chiudiamo con le regioni, dove i maggiori ritardi si registrano in Piemonte (38 giorni). Seguono il Lazio con 19 giorni, il Veneto con 18,5. La palma dei virtuosi va al Friuli Venezia Giulia, che salda i suo debiti con 11 giorni di anticipo rispetto alla scadenza. Ma non è l’unica regione a pagare in anticipo. Lombardia ed Emilia Romagna saldano 5 giorni prima.
In buona sostanza, il CGIA di Mestre segnala che secondo le stime della Banca d’Italia, il debito commerciale della Pubblica amministrazione ammonta a circa 70 miliardi di Euro. Togliendo da questo importo i 10 miliardi di Euro che i creditori hanno ceduto pro soluto alle banche, rimangono sempre 60 miliardi di debiti, che non sono bruscolini.
(Fonte: edilportale.com)
