La Commissione europea ha reso noti i dati sull’utilizzo di fondi europei dei programmi operativi in tutti gli Stati membri. L’analisi dettagliata ha evidenziato enormi sprechi, eccessiva frammentazione dei progetti e in taluni casi evidente incapacità amministrativa. Anche l’Italia, e specialmente le Regioni, ne è soggetta
Nel 2014, l’Italia non è riuscita a spendere il 66% delle risorse messe a disposizione dall’Unione europea e che avrebbero dovuto essere impegnati entro la fine dell’anno: 4,1 miliardi di euro su un totale di 6,2 miliardi. Con questo risultato, l’Italia si è classificata agli ultimi posti fra i Paesi dell’Unione: peggio hanno fatto Repubblica Ceca (100% dei fondi non spesi), Romania (78%), Lussemburgo (69%) e Irlanda (67%).
L’Unione Europea fornisce finanziamenti per un’ampia gamma di progetti e programmi nei settori più diversi: sviluppo urbano e regionale, occupazione e inclusione sociale, agricoltura e sviluppo rurale, politiche marittime e della pesca, ricerca e innovazione. I fondi sono gestiti seguendo norme rigorose per assicurare che il loro utilizzo sia sottoposto a uno stretto controllo e che siano spesi in modo trasparente e responsabile.
E la Commissione europea, constatata l’attuale situazione (in media tutti i paesi non hanno utilizzato circa il 34 per cento dei fondi messi a disposizione), ha proposto di trasferire sui bilanci 2015-2017 i fondi non spesi nel 2014, che per tutti i Paesi Ue ammontano a 21 miliardi.
Per l’esecutivo europeo, il trasferimento “una tantum” assicurerebbe il finanziamento per i programmi che non sono stati conclusi nel 2014 a causa dell’approvazione tardiva del budget Ue per i prossimi sette anni.
Ma l’Italia è il quinto peggior paese dell’Unione Europea per capacità di spesa: riuscirà a cogliere quest’altra possibilità?
Basta vedere l’esito degli altri stati: la Germania non ha impiegato solo il 16% dei fondi, mentre la Slovacchia, l’Austria, la Polonia, la Lettonia, la Finlandia, il Portogallo, la Lituania, l’Olanda e la Slovenia non hanno raggiunto per poco l’utilizzo al 100%
(Fonte: edilia2000.it)
