Pare una patrimoniale sulla ricchezza delle famiglie, che blocca i consumi delle stesse: stiamo parlando del prelievo immobiliare che è passato da 9 miliardi del 2011 fino a 25 miliardi euro ovvero in tre anni è quasi triplicato
A dirlo è Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil-Ance, che sottolinea come colpisca “fortemente un settore già in crisi da alcuni anni”. Per cui “serve una riforma della tassazione immobiliare, concentrata sulle rendite e non sul valore”.
La ricerca effettuata, infatti da Assimpredil-Ance evidenzia che prendendo a esempio il caso di un investimento di 22.500.000 euro, lo Stato ha comunque un enorme guadagno: se l’operazione ha pienamente successo l’Erario arriva a incassare, senza alcun rischio, oltre 7,2 milioni di euro, a fronte di un guadagno per l’imprenditore di 4,3 m di euro.
Al contrario, se non si vendesse alcun appartamento, per lo Stato ci sarebbe comunque un gettito di 2,8 milioni di euro, con zero utili per chi ha fatto l’investimento.
L’associazione Assimpredil-Ance, che opera nelle province di Milano, di Lodi e di Monza e Brianza evidenzia inoltre che l’incidenza elevata della tassazione è tanto più iniqua se si tiene presente la considerevole esposizione economica e finanziaria richiesta alle imprese fin dalla fase di avvio del cantiere, a fronte di un risultato che arriva solo dopo diversi anni.
“Bisogna constatare – aggiunge De Albertis – che la casa è finita nel mirino del fisco in quanto il patrimonio immobiliare sfugge con maggiore difficoltà ai controlli fiscali rispetto alla rendita finanziaria, e perché rappresenta la voce più importante della ricchezza delle famiglie italiane”.
Si tratta dunque di “un investimento che viene a essere tassato annualmente, non tanto sulla rendita che produce, ma per il suo valore” spiega il presidente di Assimpredil-Ance constatando che “i proprietari di casa si vedono oggi costretti a pagare al fisco una somma che riduce i loro bilanci familiari, perché la tassazione patrimoniale sul valore degli immobili prescinde dalla situazione reddituale e personale del contribuente: questa perdita di ricchezza – conclude – colpisce la propensione al consumo degli italiani”.
(Fonte: infobuild.it)
