
I recenti provvedimenti varati dal governo, costituiscono un primo passo importante per l’avvio di una ripresa dell’edilizia e dell’intera economia. Le misure previste, recepiscono molte delle proposte Ance, tra le quali la soppressione dell’IMU sull’invenduto e le misure per rilanciare il mercato dei mutui. Questi risultati si sommano alle misure adottate per i pagamenti della Pubblica amministrazione, agli incentivi energetici e a favore delle ristrutturazioni, fino alle misure contenute nel DL del Fare, quali, tra l’altro, la reintroduzione, seppur temporanea, dell’anticipazione obbligatoria per i lavori pubblici, la revisione dei criteri di qualificazione delle imprese, l’eliminazione del vincolo della sagoma per gli interventi di demolizione e ricostruzione.
I risultati conseguiti sono certamente importanti, ma per un’effettiva ripresa servono ulteriori misure a sostegno del settore. Tra le proposte Ance, in particolare:
- rendere stabile, quantomeno per gli interventi più strutturali, il potenziamento al 50% della detrazione per il recupero edilizio delle abitazioni, con contestuale estensione agli interventi di ampliamento e/o di demolizione e ricostruzione con variazione della volumetria, oggi esclusi dall’agevolazione;
- rendere permanente la detrazione per la riqualificazione energetica e per la messa in sicurezza degli edifici, nella misura potenziata al 65%, quantomeno per gli interventi più incisivi;
- introdurre il principio di deducibilità dalle imposte sul reddito, quantomeno nella misura del 50%, dell’IMU relativa a tutti gli immobili d’impresa. Allo stesso modo, è necessario sollecitare l’esclusione dall’imposta anche per le aree edificabili destinate alla costruzione per la vendita (cioè per le aree contabilmente classificate come “rimanenze”);
- introdurre una tassazione sostitutiva sui redditi derivanti dalla locazione delle abitazioni delle imprese, similmente alla “cedolare secca” oggi prevista a favore dei locatori persone fisiche;
- avviare un’azione di tipo strutturale per risolvere il problema della casa soprattutto per le categorie sociali più deboli, inserito in un contesto di riqualificazione delle città;
- avviare un piano straordinario di rilancio delle infrastrutture, da realizzare nei prossimi 5 anni per un ammontare complessivo di 70 miliardi che metta in sicurezza i territori e renda più efficiente il sistema urbano;
- è necessario modificare strutturalmente le regole del Patto di stabilità interno e definire un piano di pagamento di tutti i debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni nei confronti per i lavori da queste eseguiti. (fonte. Ance/ Infobuild)
Anche queste proposte dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili fanno emergere un principio, una realtà, che la crisi ha un po’ ottenebrato: il mercato delle costruzioni, sia per il fabbisogno abitativo, sia in particolare per il recupero e la ristrutturazione, sarebbe tutt’altro che fermo, di fronte a una politica di programmazione economica seria, di fronte a un governo in grado di garantire la necessaria stabilità, anche psicologica, che poi è quella che muove le cose, di fronte a una reale correttezza dei pagamenti alle imprese. Ai problemi seri, come sono quelli che tutto il settore sta vivendo ormai da anni, si dovrebbe rispondere con altrettanta serietà. Ma la serietà non puoi uscir fuori a comprarla.