
Dal sito Internet di Ance (Associazione nazionale costruttori edili ) riproponiamo questa notizia relativa alla mobilitazione permanente degli Stati Generali delle costruzioni
“Tutte le sigle delle associazioni datoriali, sindacali e delle professioni della filiera dell’edilizia si sono riunite il 23 luglio a Roma per decidere nuove iniziative a sostegno del settore. Credito, investimenti aggiuntivi, casa e qualità e regolarità del lavoro. Queste le priorità di intervento decise oggi nella riunione alla quale hanno partecipato tutti i vertici delle sigle aderenti agli Stati Generali. Visto il perdurare della pesantissima crisi che sta travolgendo il settore viene chiesto al governo un piano straordinario di misure e investimenti capaci di far riprendere l’edilizia e nello stesso tempo di far ripartire l’economia del Paese.
Quelle varate finora dal governo e all’esame del Parlamento, secondo gli Stati Generali, sono “misure efficaci in un momento di normalità, ma assolutamente inadeguate a fronteggiare una crisi come quella che sta investendo il settore e che non accenna a diminuire”. Per questo lavoratori, imprese e professionisti hanno deciso di proclamare lo stato di mobilitazione permanente degli Stati Generali protagonisti già in questi anni di numerose iniziative di proposta e di denuncia per riaffermare il ruolo anticiclico delle costruzioni, settore strategico sia per la ripresa economica ma anche per il miglioramento delle condizioni lavorative e sociali dei cittadini.
“In gran parte d’Europa, negli Stati Uniti e in Giappone”, sostengono gli Stati Generali, “i governi hanno varato piani anticrisi dell’ordine di centinaia di miliardi di valuta nazionale come investimenti in opere pubbliche e a sostegno della casa”. Appare dunque ingiustificata “la rinuncia da parte dell’Italia di seguire questo esempio e di investire importanti risorse per far ripartire il settore”. Il tempo è ormai scaduto se non ci saranno segnali in questo senso nel breve periodo gli Stati Generali decideranno iniziative eclatanti di protesta”.
Il nodo, appare chiaro, sono le risorse. Non riescono a saldare i debiti pregressi con le imprese, figuriamoci come possano imbastire un programma di investimenti per il futuro. Ma il problema, ancora più grande, è come l’atteggiamento della classe politica sia più orientato a tappare i buchi, più che a individuare una politica economica che possa portare, in tempi decenti, alla pianificazione di nuovi investimenti. Con un debito pubblico ormai del 130%, è necessario renderci conto che siamo un paese povero, pieno di debiti, e senza un governo che si faccia carico di pensare alle reali necessità del paese, e che è solo occupato a impoverire ulteriormente il nostro tessuto sociale e imprenditoriale. Ma siamo anche in popolo che si sa rialzare, che sa reagire e agire. E questo ce lo insegna la nostra storia. Ecco quindi come anche la presenza attiva di tutte le strutture associative, riunite per un unico scopo, possa essere uno dei principali punti di riferimento per il nostro mondo. A meno che non si limitino a far sterile politica anche loro. Francamente, ne abbiamo abbastanza.
[divider]
[space height=”20″]
