
Lo scorso 8 luglio, a Milano, seconda manifestazione per ricordare al governo che anche il sistema delle costruzioni continua a boccheggiare nella crisi. Protesta ma anche proposte di soluzioni concrete
Dopo la protesta dello scorso 13 febbraio, Piazza Affari ne ha ospitata una seconda ieri 8 luglio, un po’ più accalorata della prima, anche perché sono trascorsi 5 mesi, ma è successo ben poco.
Contro le “vessazioni che affliggono il settore dell’edilizia” è il triste quanto opportuno titolo di questa iniziativa che ha coinvolto numerose personalità politiche e istituzionali, a cominciare dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, molto solidale con i dimostranti e certamente coinvolto anche dal punto di vista imprenditoriale, oltre a Paolo Buzzetti, presidente di Ance e Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil. Le Associazioni di categoria rappresentate in Piazza Affari sono state 31 e hanno sciorinato un elenco di 100 vessazioni da eliminare, anche attraverso soluzioni a costo zero, principalmente riguardanti l’alleggerimento normativo e burocratico che soffoca l’intero settore. Per tutti un concetto condiviso: pagare i debiti alle imprese, perfezionare provvedimenti di sviluppo perché questo settore così importante della nostra economia possa riprendere il suo ruolo di traino della ripresa generale. Anche perché non è da escludere che alla prossima, terza giornata della collera, gli elmetti moggi così ben allineati potrebbero iniziare a volare in direzione di una classe politica che, almeno stando ai fatti, non ha la più pallida idea della gravità della situazione, né il modo (o i soldi) per risolverla.
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