Patto di stabilità e burocrazia stanno bloccando investimenti già stanziati e fondi già disponibili che potrebbero generare 660.000 nuovi posti di lavoro
Il settore delle costruzioni ha perso dall’inizio della crisi 360mila occupati e, se si considera l’indotto arriviamo a 550 mila unità. L’emorragia di posti di lavoro ormai colpisce anche le strutture imprenditoriali più solide. Si tratta di un autentico processo di deindustrializzazione del settore: si assiste a un vero e proprio boom di fallimenti delle imprese edili, che hanno superato la cifra record di 10.000, destinata ancora a crescere.
Che una politica orientata alla ripresa del settore dell’edilizia e delle costruzioni sia quanto mai opportuna, è un fatto confermato dalle maggiori nazioni industrializzate: Francia e Germania, stanno investendo nell’edilizia come motore per la ripresa; gli Stati Uniti stanno avviando un piano di 60 miliardi di dollari che consentirà la creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Gli analisti del settore hanno fatto i conti: ogni miliardo investito in edilizia genera 17.000 posti di lavoro e attiva un giro di affari per circa 3 miliardi e mezzo. Cifre chiare che dovrebbero far riflettere i responsabili dell’economia del nostro paese.
Ma ad aggravare le cose ci si è messo il Patto di Stabilità che, insieme alla burocrazia, in questo momento, sta bloccando 39 miliardi di risorse disponibili che, se fossero spesi, genererebbero oltre 660.000 nuovi posti di lavoro e avrebbero una ricaduta complessiva sul sistema economico per circa 130 miliardi di euro. Si tratta di 30 miliardi di euro stanziati dal Cipe negli ultimi quattro anni e destinati a opere pubbliche. A questi si aggiungono circa 9 miliardi di fondi disponibili degli enti locali per nuovi lavori rimasti bloccati dal Patto di stabilità.
A fine 2012, l’Ance ha inoltre calcolato che il Patto di stabilità ha bloccato nelle casse degli enti locali 13,3 miliardi di euro, destinati in parte al pagamento di lavori già eseguiti (4,7 mld) e in parte a nuovi investimenti (8,6 mld).
Un altro passo fondamentale sarebbe spendere immediatamente i 30 miliardi stanziati dal Cipe per programmi infrastrutturali utili al paese: infrastrutture di trasporto 16 miliardi, messa in sicurezza delle scuole (2), rischio idrogeologico e manutenzione del territorio (2), depurazione delle acque (2), interventi sull’università (1) , altri interventi infrastrutturali (edilizia sanitaria, riqualificazione urbana, ecc) per un totale di circa 7 miliardi.
Fonte: Ance
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