Rinnovabili, in Italia crollano gli investimenti

20/01/14

energie_rinnovabili

 

Ci aggiudichiamo ancora una maglia nera, che questa volta riguarda gli investimenti in energia pulita. Ma, al di là delle detrazioni fiscali, la cosa poi ci interessa?

Dal rapporto annuale di Bloomberg New Energy Finance (Bnef), dedicato agli investimenti globali nelle rinnovabili e nelle tecnologie energetiche intelligenti, emerge che il 2013 è stato un anno decisamente negativo: gli investimenti sono infatti scesi del 12% rispetto all’anno precedente, a 254 miliardi di dollari (nel 2012 i miliardi investiti sono stati 288,9 e nel 2011 317,9).

L’Italia registra il peggior risultato a livello mondiale: 4,1 miliardi di dollari, il 73% in meno rispetto ai 15,2 miliardi del 2012.

Secondo il Rapporto, il calo degli investimenti globali deriva da due fattori principali: la forte riduzione del costo degli impianti fotovoltaici e l’impatto sulla fiducia degli investitori dei cambiamenti delle politiche per le rinnovabili in Europa (Italia in primis) e Stati Uniti.

A livello nazionale, Anev ha commentato questi dati esprimendo preoccupazione e prevedendo uno scenario futuro ancora più nefasto per un settore che “andrebbe incoraggiato, ma che continua a subire i colpi di provvedimenti ingiusti, come il “Destinazione Italia”, che invece di favorire la crescita del settore, lo affosserà ulteriormente se non verrà corretta la previsione che vieta gli interventi sugli impianti degli operatori che non accetteranno di ridursi ulteriormente gli incentivi”.

L’ ANEV aveva già denunciato la grave situazione. “L’industria del vento – si legge nel comunicato – negli ultimi 2 anni ha perso tra i 3 e i 4 mila posti lavoro e ciò a causa delle novità introdotte dalle aste e delle norme retroattive di taglio degli incentivi. Il sistema delle aste ha dimostrato tutto il suo fallimento con un crollo del 60% delle nuove installazioni. Solo 400 i MW aggiudicati nel 2013, contro i 1200 MW installati nell’anno precedente. Si tratta di un crollo che si è inserito in una situazione di cui stanno soffrendo già gli impianti esistenti a causa di norme retroattive come ad esempio il taglio del 22% degli incentivi e la Robin Tax”.

E, aggiungiamo noi, fatte salve tutte le ipotesi qui sopra riportate, la pesante riduzione degli investimenti deve tener conto di almeno altri due fattori: l’incertezza politico- economica, che certamente non favorisce gli investimenti, e forse anche un interesse molto relativo verso le problematiche ambientali, in generale. Se si possono scaricare i costi di intervento bene, diversamente non se ne fa nulla.

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