La sola rigenerazione urbana, il recupero delle aree dismesse, e la ristrutturazione in genere se ben gestire porterebbero benessere congiunturale. Ma c’ sempre un ma
Se le previsioni per il prossimo anno parlano di un mercato in lieve crescita, che comunque sarà tutta da verificare, ci possiamo sempre consolare con i dati che arrivano dal centro Studi Sogeea, fautrice del primo Rapporto sulla rigenerazione urbana. Secondo questo rapporto, infatti, il mercato della rigenerazione urbana (quindi ristrutturazione, demolizione e ricostruzione, senza spreco di ulteriore consumo del suolo) vale circa 328 miliardi. Queste tipologie di interventi rappresentano quindi circa il 17% del Pil.
A questa sbalorditiva cifra si arriva sommando il valore delle opere da realizzare con gli oneri concessori, in sostanza i denari da versare alla Pubblica amministrazione per quasi 17 miliardi e mezzo. La riconversione urbana, il recupero delle aree dismesse e degli edifici abbandonati, secondo la ricerca da soli risolleverebbero la nostra congiuntura.
Naturalmente, e qui iniziano le preoccupazioni, occorrerebbero politiche mirate di riqualificazione, insieme a una normativa chiara e trasparente che favorisca gli investimenti privati. Ma se avessimo questi valori da preservare, non saremmo sempre qui a scrivere di crisi.