Mentre il mercato della manutenzione raddoppia sul nuovo, ci sono anche segnali incoraggianti sulla maturità raggiunta dal nostro mercato, relativamente ai consumi energetici e alla qualità dei prodotti
Nel 2017, gli investimenti in manutenzione straordinaria sono stati pari a 87,6 miliardi di euro, a fronte dei 41,4 miliardi spesi per nuove costruzioni, mentre su un valore totale della produzione nelle costruzioni di 167,1 miliardi di euro, il 74,2%, pari a 124 miliardi, sono dovuti al recupero edilizio (manutenzione ordinaria e straordinaria).
Sono dati che più o meno vengono confermati dai principali istituti di ricerca, un trend che si mantiene positivo, quello della manutenzione, mentre il nuovo fatica ancora, seppur con segnali di tiepida ripresa. ciò che domina è l’incertezza, pensare oggi di programmare investimenti è decisamente un’idea coraggiosa, considerata l’instabilità generale (e i due ultimi trimestri in recessione).
Ma in questo scenario poco incoraggiante, è anche opportuno segnalare qualche nota positiva. Per esempio, una tendenza interessante vede una maggiore sensibilità nei confronti dei consumi energetici, in sostanza, rendere gli edifici non più consumatori ma produttori di energia: tra 2014 e 2017 le aziende del settore costruzioni che hanno investito in prodotti e tecnologie green sono state oltre 34.000, il 20,8% del totale delle imprese.
Un altro aspetto che ci distingue è che l’Italia è l’unico fra i maggiori Paesi europei, ad aver aumentato tra il 2012 e il 2016 il numero di richieste di marchio UE nel settore “materiali da costruzione”, con un +7,3%, contro il -13,4% della Germania e il -37,7% della Francia. Si potrà magari obiettare che gli altri paesi questi passi li hanno già fatti prima, ma per quel che ci riguarda l’idea di qualificare la qualità dei prodotto è certamente un segnale di maturità, quella maturità che serve per crescere.
