Quello di andar via di casa è un desiderio che continua a essere condiviso da moltissimi giovani nel nostro Paese e che tuttavia mette un po’ di paura a causa dell’instabilità economica
Ormai, quasi tutti per poter compare una casa devono scegliere un mutuo prima casa conveniente, che consenta loro di pagare le rate senza dover rinunciare ad arredare la propria abitazione e a togliersi anche qualche sfizio. Inevitabilmente però, quando si parla di mutui, il riferimento alla problematica situazione che l’Italia sta attraversando in termini finanziari è dietro l’angolo: proteste, polemiche e malcontenti vengono ogni giorno palesati di fronte alle decisioni del governo anche in fatto di mutui e case. Protagonista assoluta delle vicende immobiliari dell’Italia nel periodo che va dal 2011 al 2014 è la tassa patrimoniale che, a quanto pare, tende a modificarsi spesso nel nome, ma non particolarmente nella sostanza. Una breve storia della tassa patrimoniale potrebbe essere raccontata in forma spot proprio in questo modo: il 2012 vede l’ICI cambiare nome, diventando la tanto dibattuta IMU. Esonerata dal Governo Letta nel 2013, nel 2014 si adotta la TASI, Tassa per i servizi indivisibili, per rimediare all’esonero IMU prima casa, cambiando poco nella sostanza, per un gettito della patrimoniale immobiliare che probabilmente si prepara a superare i 24 miliardi di euro. Nel 2012 il Governo Monti aumenta i coefficienti catastali e va a ridurre le agevolazioni per gli immobili storici vincolati. Aspetto che ci interessa poi qui in particolare, dal momento che si parla di mutui, viene introdotta nuovamente la tassa sulla prima casa e stabilita una forbice più ampia di aliquote. Durante questo passaggio infatti le famiglie e le imprese hanno dovuto subire un duro colpo alle loro finanze: questa patrimoniale straordinaria vale 355 miliardi di euro e contribuisce a far crollare il mercato immobiliare e le compravendite.
Dal 2011 infatti si è verificato un aumento della tassa sugli immobili pari a 14,7 miliardi di euro, passando da un valore di 9 miliardi nel pre- IMU ai 23,7 miliardi raccolti dall’IMU. Tale passaggio viene commisurato al crollo del mercato immobiliare, che dal 2011 al 2012 ha visto scendere la compravendita di abitazioni fino al 26% in tutta Italia. Particolarmente colpite da questa congiuntura sfavorevole sono allora le regioni del nord e del centro Italia, insieme alle isole, dove il crollo del 28% va a riguardare soprattutto il mercato delle seconde case di villeggiatura. Meno duramente colpita tutta l’Italia meridionale, dove il calo è pari al 22% a fronte di una quota di vendite pari al 20% rispetto all’intera torta nazionale. Si tratta di risultati già di per sé disastrosi per l’edilizia in generale e un mercato immobiliare che non va ad agire solamente dal punto di vista delle abitazioni, ma anche delle costruzioni non residenziali. Si stima, nei quartieri generali di Confedilizia, che l’introduzione della TASI andrà ad aggravare ulteriormente tale problema: la tassa patrimoniale varrà infatti il 25% del Prodotto interno lordo. Davanti al crollo del mercato edile in tutte le sue forme e particolarmente per quanto concerne le unità abitative, la domanda allora sorge allora spontanea: cosa cambierà nel settore mutui casa? Chissà come si cercherà di rispondere a questa domanda, comune in tutta Italia.
(Fonte: Infobuild.it – Federica Franzolini)