Appelli accorati arrivano da tutti i rappresentanti dei vari settori del mondo dell’edilizia e delle costruzioni, in attesa di conoscere il programma per il prossimo anno
“Sono anni che diciamo che l’Italia ha bisogno di un grande piano di manutenzione delle infrastrutture e di nuovi interventi infrastrutturali in grado di colmare il nostro gap. Le leggi di bilancio stanziano le risorse ma noi non riusciamo ad aprire i cantieri”. E ancora: “Prima di riuscire a partire servono anni: la media per arrivare a bandire una gara per una grande opera è di 4 anni e mezzo, con punte di 8. I due terzi del tempo è assorbito da procedure burocratiche e amministrative. Questo è il grande male dell’Italia”.
In questi giorni, alla vigilia della pubblicazione della legge di Bilancio, il settore delle costruzioni è in grande fermento. Le frasi qui sopra riportate sono del presidente di Ance Gabriele Buia, che in un ulteriore intervento ha specificato che: “I costruttori sono pronti a marciare a fianco dei sindacati se nella prossima legge di Bilancio non saranno inserite norme per rilanciare il settore delle costruzioni. L’edilizia, per il decimo anno consecutivo, è in crisi e non riesce a uscirne… Abbiamo perso 600mila posti di lavoro. Serve un vero e proprio Piano Marshall per il rilancio, e le prime indicazioni devono venire dalla legge di Bilancio o ci saranno azioni eclatanti. Siamo pronti anche a sfilare fianco a fianco con il sindacato per recuperare lavoro e occupazione”. E ancora: “Si devono rilanciare gli investimenti pubblici, e non dovrebbe essere impossibile dato che sono stati già messi a bilancio per i prossimi 15 anni 140 miliardi di euro”.
E, mentre il paese va letteralmente in pezzi, dal punto di vista infrastrutturale (ma non solo, penserà qualcuno) si cerca di comprendere se il nuovo esecutivo ha capito che l’unico modo per trovare risorse per fare tutte le belle cose che si vogliono fare è quello di creare lavoro, anche al di là del singolo ambito delle costruzioni. Per quel che ci riguarda, e come ha anche sottolineato l’Associazione dei costruttori, se solo si tornasse ai livelli pre crisi il PIL raggiungerebbe comodamente il 2% di crescita.
