Manutenzione edilizia, l’Italia non fa scuola

15/01/14

edilizia_scuola_nonsicure

 

L’edilizia scolastica italiana verte in uno stato di permanente emergenza: il 62% degli edifici scolastici sono stati costruiti prima del 1974 (data dell’entrata in vigore della normativa antisismica), il 37,6% necessita di interventi di manutenzione urgente, il 40% è privo del certificato di agibilità, il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi.

Lo rileva Ecosistema scuola 2013, il rapporto di Legambiente che ha preso in esame 5.301 edifici scolastici di competenza di 94 capoluoghi di provincia. I dati parlano di un’edilizia scolastica che fatica a migliorare nonostante gli investimenti siano ripartiti.
Secondo l’indagine, infatti, solo lo 0,6% degli edifici esaminati è stato edificato con criteri di bioedilizia, 12 i comuni che hanno deciso di investire in questo settore. L’8,8% invece è stato costruito con criteri antisismici. La verifica di vulnerabilità sismica è stata realizzata solo sul 27,3% degli edifici. Nei Comuni in area a rischio sismico (zona 1 e 2) e idrogeologo, solo il 21,1% degli edifici ha compiuto tale verifica.

Sul fronte dell’accessibilità, l’82,3% degli edifici ha i requisiti di legge e il 16,4 % ha realizzato interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche; il radon viene monitorato dal 34,8% delle amministrazioni, ma diminuiscono i comuni impegnati nell’effettuare i controlli sull’amianto negli edifici scolastici. I casi certificati di amianto rappresentano il 10,5%, quelli sospetti il 3,1%. L’11,6% degli edifici si trova a meno di un km da fonti di inquinamento acustico, il 2,2% vicino a emittenti radio televisive.
Gli unici passi avanti riguardano la capacità delle amministrazioni di rinnovarsi nell’ottica della sostenibilità e dell’efficienza energetica: dal 2008 al 2013 le scuole che utilizzano fonti di energia rinnovabile sono passate dal 6,3% al 13,5%. L’80,8% ha installato impianti solari fotovoltaici, il 24,9% ha impianti solari termici, l’1,6% impianti di geotermia e/o pompe di calore e lo 0,4% ha impianti a biomassa, il 9,6% utilizza il mix di fonti rinnovabili. La percentuale media di copertura dei consumi da fonti rinnovabili, negli edifici ove presenti, è del 35,6%, con situazioni ideali a Prato, dove la copertura è del 100%.
Inoltre, solo lo 0,6% degli edifici esaminati è stato edificato con criteri di bioedilizia e sono 12 i comuni che hanno deciso di investire in questo settore. L’8,8% invece è stato costruito con criteri antisismici. La verifica di vulnerabilità sismica è stata realizzata solo sul 27,3% degli edifici. Nei Comuni in area a rischio sismico (zona 1 e 2) e idrogeologo, solo il 21,1% degli edifici ha compiuto tale verifica.

Sul fronte dell’accessibilità, l’82,3% degli edifici ha i requisiti di legge e il 16,4 % ha realizzato interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche; il radon viene monitorato dal 34,8% delle amministrazioni, ma diminuiscono i comuni impegnati nell’effettuare i controlli sull’amianto negli edifici scolastici. I casi certificati di amianto rappresentano il 10,5%, quelli sospetti il 3,1%. L’11,6% degli edifici si trova a meno di un km da fonti di inquinamento acustico, il 2,2% vicino a emittenti radio televisive.

Dal rapporto emerge anche la disparità tra Nord e Sud: se Trento, Prato e Piacenza sono i primi tre capoluoghi di provincia nella graduatoria di Legambiente per qualità dell’edilizia scolastica, bisogna invece arrivare alla 23esima posizione per trovare il primo capoluogo di provincia del sud che è l’Aquila, seguito da Lecce alla 27esima posizione. Il capoluogo abruzzese torna in graduatoria per la prima volta dopo il terremoto del 2009 ma i suoi dati non sono confrontabili con quelli di altri capoluoghi, a causa della collocazione delle scuole in moduli provvisori che andranno dismessi. Lecce è quindi la prima vera città del sud.

(Fonte: storemat.it)

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