Solo la ristrutturazione edilizia delle scuole è in grado di far aumentare sensibilmente la congiuntura di settore. Un lavoro, a occhio, eterno
Le prospettive del mercato della ristrutturazione si fanno ogni giorno più concrete. Non è che questa notizia sia una grande soddisfazione per un paese che fa fatica a stare in piedi, in tutti i sensi. Ma guardando il lato positivo delle cose, che non costa niente e rallegra i cuori, una seria programmazione degli interventi farebbe bene sia al nostra patrimonio abitativo e non, sia alla congiuntura di settore.
Le prospettive, si diceva all’inizio, sono in incremento anche solo se consideriamo la situazione delle scuole: ogni quattro giorni di scuola avviene un crollo; tre scuole su quattro non hanno l’agibilità statica, solo una scuola su venti è in grado di non soccombere in caso di terremoto. Ci sarebbero poi da valutare le condizioni di tutti gli edifici scolastici costruiti prima del 1971, che non avevano l’obbligo della certificazione di agibilità né del collaudo statico.
La buona notizia, dopo questi dati da terzo o quarto mondo, è che gli investimenti per la ristrutturazione da parte di comuni e province sono in aumento, grazie anche al rallentamento della stretta del patto di stabilità, e ovviamente agli incentivi messi a disposizione dal governo negli ultimi anni. La dimensione di questo mercato, in soldoni è alquanto interessante: per un intervento di manutenzione ordinaria la media si aggira sui 50.000 euro, per quella straordinaria la stessa media sale a circa 230.000 euro.