Le novità gestionali del settore dei lavori pubblici potrebbero provocare un ulteriore rallentamento della ripresa. gare in aumento in numero e valore, ma di camntieri se ne aprono pochi
Abbiamo già accennato all’annuncio della nascita della nuova “Centrale per la progettazione delle opere pubbliche”, l’ennesima scatola cinese che finirà all’interno degli scatolini cinesi dei ministeri competenti. Si ha l’idea che per rimettere tutto a posto e ripartire alla grande sia sufficiente inventarsi qualche nuova sigla, né più né meno come pensare che l’incremento dei bandi di gara sia propedeutico alla ripartenza dei lavori. Lo sarebbe, ma i problemi sono altri.
In questi giorni, L’OICE segnala, appunto, che solo nell’ultimo mese sono state bandite 285 gare d’appalto per opere pubbliche, per un valore di 91,3 milioni, con una crescita, rispetto al mese precedente, del 16,3%. Lasciando perdere i dettagli, si deve però sottolineare come, da inizio 2018 e fino alla fine di ottobre, siano state bandite per servizi di ingegneria e architettura 4.909 gare, per un ipotetico valore di 991,5 milioni. Ipotetico perché, fra tanti dubbi una certezza c’è, ovvero che le gare vengono aggiudicate con ribassi di oltre il 40% sulle base d’asta.
Ebbene, secondo l’OICE (ma anche secondo altri osservatori) se gli ultimi due anni hanno fatto registrare lusinghieri risultati per le gare di progettazione, è vivo il timore che l’ingarbugliamento istituzionale della gestione dei lavori pubblici possa vanificare qualsiasi promessa di ripresa. e purtroppo, più che un timore è una certezza, perché ora che la nuova “Centrale” diventerà operativa e funzionante di tempo ne passerà molto, forse troppo per soddisfare veramente le attese degli operatori.