I dati forniti dal presidente dell’Ance Gabiele Buia lasciano pochi spazi all’immaginazione. L’attesa per una concreta politica delle costruzioni è sempre di attualità
In nove anni, dal 2008 al 2016, i più difficili della crisi, hanno chiuso 100.000 imprese edili, per una forza lavoro di circa 600.000 unità. Sono numeri a dir poco drammatici e arrivano dall’Ance.
Le cause le conosciamo, e non sappiamo quanti di questi operatori siano riusciti e rientrare, magari con mansioni diverse, nel settore (la gente deve comunque lavorare) ma certamente il dato è significativo di una situazione ricca di chiaroscuri, comunque di incertezze e di perplessità.
Se andiamo a verificare i dati congiunturali degli ultimi mesi, possiamo notare come la situazione si sia stabilizzata su percentuali di crescita irrisorie. Non esistono elementi certi nella politica delle costruzioni a livello nazionale, e si punta tutto su ristrutturazione e rigenerazione urbana, oltre alla messa in sicurezza del territorio.
Ciò che è difficile da rendere reale sono le mille parole che ascoltiamo e leggiamo tutti i giorni. Su questo punto, siamo sempre in crisi.